Eccolo qua, l’appestato. Al secolo Davide Russo, l’impiegato del mobilificio romano Castellucci che a Ferragosto rivelò al Giornale la storia della cucina Scavolini che a suo dire Fini e signora avevano acquistato per la casa di Montecarlo. Dichiarazioni riscontrate dalla pubblicazione del progetto del mobilio che suscitarono però un caos senza precedenti, l’ironica smentita del presidente della Camera, l’ilarità dei suoi colonnelli («Ma se nemmeno c’entra nella casa!»), la corsa mediatica a dipingerlo come prezzolato, in malafede, bugiardo al midollo. Oggi il dipendente Davide Russo si gode la sua rivincita. Senza infierire, però: «Visto l’assalto dell’altra volta alla mia persona e alla mia famiglia pensavo che oggi (ieri, ndr) mi avrebbero chiamato tanti suoi colleghi, magari quelli che hanno scritto che vi avrei girato una polpetta avvelenata. E invece non si è fatto vivo nessuno. Meglio così, prima mi dimenticano e meglio è...».
Il primo pensiero che le è venuto quando ha visto le foto della cucina?
«Come diavolo hanno fatto a scattarle».
Il secondo?
«Se le foto sono state scattate effettivamente dentro la casa di Montecarlo, beh...»
Beh cosa?
«C’è da restare senza parole perché ho visto cose che conosco e che ho avuto modo di trattare»
È la «vostra» cucina?
«Allora. Io non l’ho vista coi miei occhi ma stando a quel che vedo le somiglianze con gli “ordini” sono molto molto molto forti. Una coincidenza? Diciamo che la probabilità che non sia la stessa è minima minima. Quelle immagini parlano da sole perché trovano un riscontro formidabile con la piantina dell’abitazione che avete pubblicato, col progetto elaborato dalla Scavolini Scenery riconoscibile dalla marchiatura sulla cappa e dai bordi dei cestini estraibili. La cucina è in anta alluminio, la composizione è identica alla “conferma d’ordine” e anche gli accessori, pure lo zoccolo in alluminio millerighe è quello lì. I moduli che sono identici, la misura in lunghezza ed altezza è perfetta al centimetro, per non dire del colore, del modello, dei marchi, degli accessori. Se uno più uno fa due...».
E gli altri mobili ritratti nella foto?
«Per quanto ricordi facevano parte della trattativa anche se poi, però, possono essere andati a comprarli altrove. Io questo non lo so, certo le coincidenze iniziano a diventare tante. Le porte scorrevoli, ad esempio, le fa un’azienda che non fattura tantissimo, quindi è facile riscontrare se è stata presa lì e da chi. Così come il tavolo di cristallo o il letto in pelle di un’azienda di Roma».
Senta Russo, lei si era personalmente occupato della cucina?
«Come ho già avuto modo di dire questa estate io sono stato testimone di alcune “visite” ed ho raccolto delle voci all’interno dell’azienda che parlavano di Fini, della Tulliani, di mobili destinati all’estero, a Montecarlo per l’esattezza. Venni incaricato di organizzare un trasporto all’estero, ma non riuscii a trovare lo spedizioniere...»
Che non è ancora uscito fuori, chissà perché...
«Già. Sicuramente i clienti sanno chi è. E comunque io non ero un venditore, facevo da mediatore tra i fornitori e il negozio».
Ha letto che l’impresa che ha ristrutturato l’appartamento monegasco e il costruttore di Montecarlo inizialmente incaricato di seguire i lavori hanno parlato di materiali, mobili e della cucina arrivati dall’Italia?
«Ho letto, ho letto...».
Di un architetto che mandava mail per conto di Elisabetta per modificare la disposizione delle stanze...
«Ho letto, sì, ma che altro vi devo dire? Ripeto: se le foto sono dell’appartamento di Montecarlo allora è evidente che ci sia una relazione troppo... strana per poter essere non correlata all’acquisto fatto a Roma. Quanto da voi pubblicato va a confermare quanto da me ascoltato all’interno del negozio Castellucci, che poi mi ha chiuso la porta in faccia, mettendomi anche in una condizione di disagio perché non mi sta dando quanto mi spetta. Si rapportano col sottoscritto attraverso messaggini, avranno paura che escano altre notizie, chi lo sa»
Lei prima ha parlato di “visite” nel mobilificio. Si riferiva a Fini e signora?
«Ho assistito a tutta una serie di trattative fatte da quei personaggi. Fini l’ho visto personalmente due o tre volte, lei almeno sette-otto volte e veniva quasi sempre con un architetto»
Tornasse indietro rifarebbe quello che ha fatto?
«Mhm... guardi, sono sincero, non lo so. Sulla mia pelle ho capito come si sente chi dice la verità che non si vuole venga propalata, e che poi oltre a non essere creduto viene sottoposto a linciaggio mediatico.
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