I nuovi «movimentisti», nemici dell’asse Lioce-Galesi

Un filo lungo vent’anni, che parte nell’84 - l’anno della scissione delle Br in «militaristi» e «movimentisti» - e che arriva alla primavera scorsa con la critica al centrosinistra, definito «espressione della grande borghesia imperialista». In mezzo due attentati rivendicati, cambi di sigle, l’«apprezzamento» per l’omicidio Biagi e il solito linguaggio vetero brigatista per ribadire la necessità di «costruire il partito comunista politico militare» che si faccia «avanguardia» della lotta di classe e porti le masse a una «maturazione graduale» che consenta la ripresa della «lotta armata» per una «guerra di lunga durata».

Secondo gli investigatori, l’organizzazione eversiva sgominata è la naturale prosecuzione di quella costola delle Brigate rosse nata nel 1984, la cosiddetta «seconda posizione» in cui confluirono alcuni militanti storici superstiti delle Br, in contrapposizione con i militaristi rappresentati negli ultimi anni da Nadia Lioce e Mario Galesi. Una posizione che si riconosce in un doppio livello di attività, legale e clandestino, per radicare il progetto eversivo sia all’interno delle lotte sociali sia in quello dei movimenti di massa.

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