I nuovi residenti svelano la città «multietnica»

Da qualche stagione, basta un giro in qualunque libreria per verificarlo, gli editori stampano molte guide di Roma. Addirittura nascono delle iniziative editoriali per stampare quello che sempre più pare un nuovo e proficuo genere editoriale. Accanto ai libri che suggeriscono viaggi metropolitani più o meno ortodossi (dove per ortodossia intendiamo itinerari per meglio ammirare e conoscere bellezze artistiche e affini), alle guide eno-gastronomiche d’ogni specie e ad autentiche proposte d’autore, sugli scaffali delle librerie si affiancano e spopolano improbabili liste ragionate su luoghi d’incontro dove fare lo shopping giusto. Giusto per chi, non è dato saperlo. Tra questo fiorire di indicazioni per l’uso della città eterna alcune iniziative si fanno notare anche per il taglio interessante, per la prospettiva inedita con la quale propongono di guardare la capitale.
Ci sembra il caso di Roma a tutto mondo di Sara Klingeberg e Giorgia rocca (Sinnos editrice), un’agile e ben pensata guida per i quartieri che maggiormente ospitano comunità di immigrati e che, per questa presenza, hanno sensibilmente modificato il loro volto originario. La forma con la quale le autrici hanno deciso di accompagnare il lettore in questi brevi viaggi è di per sé accattivante: a ogni quartiere uno o più «residenti-ciceroni» che vengono da un mondo lontano. Un nigeriano, un indiano e una cinese per le vie dell’Esquilino a caccia di negozi di merce spesso ignota e nuove abitudini di vita, un etiope e una somala per quelle di Castro Pretorio dove ci sono chiese per diversi culti e uffici dedicati all’immigrazione, una senegalese per le strade del Pigneto, un quartiere che da ultimo pare sia diventato un mondo in miniatura, per giunta assai di moda tra i giovani.
La guida non nasconde una provocazione o meglio, non sottintende un’idea che pare del tutto edulcorata del fenomeno migratorio. Già dall’immancabile prefazione autocelebrativa e trasognata (lunare?) di Walter Veltroni che vede la città «come un albero dai molti colori, dalle mille foglie, un albero che cambia, muta contribuisce alla sua vita, a renderlo rigoglioso, ampio, variopinto» si comprende l’antifona del volemose bene, alla quale seppure ogni romano per sua innata peculiarità si ispira, neanche il buon sindaco si sente più di aderire senza condizioni.


Roma a tutto mondo appare allora come una guida a due facce: da una parte un lavoro editoriale bene eseguito (con un apparato bibliografico degno di un lavoro scientifico) e ricco di spunti e notizie eccellenti per aprire la mente a un fecondo dialogo fra culture diverse, dall’altra una leggerezza che rischia di promuovere un’ideologia dell’accondiscendenza che, a nostro avviso, è l’altra faccia del rifiuto dell’altro.

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