Caro dottor Lussana, condivido in toto il commento alla recensione del Libro di Giampaolo Pansa «Sconosciuto 1945» pubblicata da Secolo XIX e firmata da Antonio Gibelli. Da tempo ho smesso di leggere il Decimonono, ritenendolo una specie di surrogato ligure de lUnità e mi sarebbe pertanto sfuggito il sottile distinguo del Gibelli laddove afferma, come Lei riporta, che «quella di Pansa non è Storia, ma memoria: quindi materiale per la Storia». Come dire: quello di Pansa non è pane, ma farina (dimenticando di precisare che senza farina, il pane non si può fare...). Il concetto del Gibelli appare piuttosto oscuro.
Mi rendo conto delle difficoltà del Gibelli e di altri critici della stessa confraternita, costretti ad arrampicarsi sugli specchi per inficiare la validità testimoniale di un libro, scritto per di più da un uomo di sinistra, che ha portato alla luce episodi che gettano unombra sul totem della Resistenza, della quale, come per Garibaldi, non si può dire che bene! Quanto allaffermazione che la Resistenza trasformò in paese civile un paese «lacerato, umiliato e così carico di odio...» mi permetto di far osservare che ad alimentare la spirale dellodio contribuì anche la Resistenza, con attentati (vedi via Rasella) cui seguivano le prevedibili rappresaglie nazi-fasciste.
Quanto alla Democrazia, non scherziamo: fu «importata» dalle divisioni anglo-americane e non dalle brigate Garibaldi, che sognavano una Repubblica socialista di stampo sovietico: non per niente si battevano sotto una bandiera rossa con tanto di falce e martello! Purtroppo quanti criticano i due libri di Pansa (il Sangue dei Vinti e Sconosciuto 1945) ancorché intellettuali di sinistra e di conseguenza per Dna più intelligenti degli altri, dimenticano che il tempo è galantuomo..! Ricordo, ad esempio, che molto tempo fa, e a circa un secolo dallaccaduto, vennero alla luce i sanguinosi fatti di Bronte, ove Nino Bixio, braccio destro di Garibaldi, fece fucilare alcuni ostaggi civili. Probabilmente Pisanò, ovviamente inascoltato, prima, e Pansa oggi, hanno anticipato un «tantino» i tempi della «memoria», «materiale» per la Storia.
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