I prefetti ad Amato: vanno ridotti i costi della politica

Il ministro non riesce a convincere gli alti dirigenti sui tagli della Finanziaria alla sicurezza

da Roma

Se la missione era quella di convincere i prefetti che i tagli della finanziaria sono una cosa buona, il ministro dell’Interno Giuliano Amato non è riuscito nel suo intento. Il responsabile del Viminale ha parlato come previsto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno. I sindacati prefettizi, che lo aspettavano al varco sui tagli alle Prefetture, hanno preso per la prima volta la parola alla cerimonia. E hanno spiegato le ragioni del dissenso a proposito della chiusura di alcune prefetture, decisa - questa una delle accuse - «senza sentire i sindacati». Amato nel suo intervento ha invitato i prefetti a uscire dalla logica della «esclusività delle competenze» indicando nella «cultura del coordinamento» la versa sfida. Il titolare del Viminale poi ha cercato di sdrammatizzare la prevista riduzione degli uffici territoriali di governo nelle zone meno popolate del Paese (con meno di 200mila abitanti): «Esistono - ha detto il ministro - aree ricche del Paese dove ci sono mucche che danno buon latte. Il fatto che si inventino mucche-Stato per mungere stipendi e posti inutili io la trovo una cosa al di là della vergogna. Un prefetto - ha continuato Amato - è offeso nella sua dignità se viene inviato in una cittadina di provincia a esercitare la sua funzione di coordinamento dove ci sono poche decine di migliaia di abitanti. È un po’ come una Ferrari che viene fatta correre in un circuito di un chilometro e 150 metri».
L’intervento non ha convinto i rappresentanti dei sindacati. Claudio Palomba, presidente di Sinpref, ha osservato che «il problema è il costo della politica». D’accordo con le tesi dei prefetti il centrodestra.

Secondo Jole Santelli di Forza Italia «l’abolizione di alcune prefetture, così come delle questure e dei comandi provinciali dei vigili del fuoco, in base a un mero criterio quantitativo è una scelta scellerata visto che si vanno a cancellare importanti presidi dello Stato in città come Crotone e Vibo Valentia, cioè in aree dove l’incidenza della criminalità è elevatissima».

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