da Roma
Non ci pensa proprio, Franco Monaco, prodiano a ventiquattro carati, ad andare a cuocere salsicce alla festa dell’Unità. Che anche per lui dovrebbe essere abolita. E per appoggiare l’idea del professor Salvatore Vassallo, decide di lisciare il pelo ai militanti diessini con una tesi machiavellica: «Si fa spesso ricorso a un argomento francamente offensivo per quei generosi volontari cui va tutta la nostra ammirazione. Quasi che fossero così affezionati al mezzo, la manifestazione, da non comprendere che il fine è la politica: oggi il Pd. Come se negli anni, e soprattutto nel più drammatico e doloroso dei passaggi, quello dal Pci al Pds, non avessero già dimostrato grande maturità politica». E siccome il popolo delle feste dell’Unità, continua Monaco, «è decisamente più avanti», non dovrebbe cedere a «quel paternalismo politico che condusse il ministro Pierluigi Bersani a rinunciare alla sua candidatura per non produrre smarrimento “tra la nostra gente”», liberando Veltroni dal rivale più insidioso, per la disperazione dei Dl vicini a Prodi.
Il rischio da scongiurare, per Monaco, è che non nasca un partito nuovo, ma che siano «gli altri che, in ordine sparso, entrano nei Ds; che sia cioè il Pd a configurarsi come il nuovo nome dei Ds con qualche appendice annessa». Ma in questa battaglia i rutelliani stanno da un’altra parte. Così, l’organizzatore della festa della Margherita, Renzo Lusetti, si mostra comprensivo con le ragioni del cuore - e di cassa - dei Ds: «Per noi sarà certamente l’ultima festa della Margherita, ma il nostro modello è diverso rispetto alla festa dell’Unità». Ecco perché «difendo i Ds rispetto alla tradizione e al lavoro che nel corso degli anni hanno fatto migliaia di loro militanti». Comprensivo, e anche paziente.
Ma i prodiani insistono: aboliamo la Festa dell’Unità
Monaco: "Il Partito democratico rischia di essere il nuovo nome dei Ds". Lusetti: "Polemica esagerata"
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