I professionisti: "Liberalizzare ma non sulla nostra pelle"

Oggi va di scena il Professional day. I professionisti italiani (2 milioni e trecentomila) contestano l'abolizione delle tariffe minime e le norme sui tirocinanti. E negano di "essere una casta"

Soprattutto, non chiamateli casta. I 2.300.000 professionisti italiani rivendi­cano il loro ruolo di colonna portante del sistema economico e sociale, di fron­te a chi, in nome di una malintesa «libe­ralizzazione », agita le cesoie sull’intero sistema ordinistico. E oggi scenderan­no nella grande piazza della Rete, con il Professional Day, organizzato a Roma, all’Auditorium della Conciliazione e trasmesso via satellite e via Internet in collegamento diretto con tutti le sedi territoriali, organizzato da Cup (Comi­tato unitario delle professioni), Pat (Pro­fessioni di area tecnica) e Adepp (Asso­ciazione enti di previdenza privati).

Un appuntamento irripetibile, come spiega Marina Calderone ( nella foto ), presidente del Cup: «Grazie ai collega­menti multimediali, qualsiasi profes­sionista, ovunque si trovi, potrà colle­gar­si e partecipare a un momento stori­co di unione del comparto ordinistico ». Ma chi sono i protagonisti di questa giornata che potremmo chiamare del­l’orgoglio professionale? L’elenco è lun­go quanto le Pagine Gialle; avvocati, me­dici, commercialisti, architet­ti, consulenti del lavoro, giornalisti, farmacisti, ingegneri, geometri, no­tai, radiologi, veterina­ri, ostetriche e infer­mieri, attuari, assisten­ti sociali, agrotecnici e agronomi, psicologi, chi­mici, biologi, periti indu­striali e agrari, tecnologi ali­mentari, spedizionieri, geologi e agenti di cambio. In tutto, 27 ordini e col­­legi professionali, un esercito che garan­tisce al Paese il 15% del pil e fornisce oc­cupazione a più di 4 milioni di lavorato­ri.

«Per ogni settore,dal fisco al­l’ambiente e alla salute, ci sono una o più professio­ni che ne costituiscono le stampelle - afferma Marina Calderone - e proprio perché il mon­do ordinistico rappre­s­enta tutta la nostra socie­tà, le proposte che faremo riguarderanno tutti i settori chiave dell’economia del Paese: dal fisco all’ambiente,dal lavoro alla sa­nità ». Un mondo, quello dei professionisti, formato in gran parte da giovani, anche se non se ne parla spesso, né sui mezzi d’informazione, né tantomeno nel mondo politico. «Si continua ad attac­carci addosso l’etichetta di privilegiati­sottolinea la presidente del Cup - ma c’è oltre un milione di giovani sotto i 45 anni, praticamente la metà del totale dei professionisti, che lavora in condi­zioni precarie e a volte non guadagna neppure abbastanza per una vita digni­tosa ». Da qui, nasce il problema urgente del­­le tariffe minime, che la nuova legge sul­le liberalizzazioni dovrebbe abolire per sostituirle con nuove soglie, fissate dal Guardasigilli. «Ma già da tempo non erano più un obbligo, quanto un riferi­mento - spiega Rosario De Luca, presi­dente della Fondazione studi dei consu­lenti del lavoro - abolire anche questo è puramente ideologico, senza contare che lascia un vuoto normativo. Il probl­e­ma è che sono 15 anni che sugli Ordini si raccontano un sacco di bugie, come ho scritto anche nel mio libro Professioni­sti privilegiati & parassiti.

La grande mi­­stificazione , e non si parla mai dei veri in­toccabili: come i manager di Stato, che hanno una nomina puramente politica e arrivano a guadagnare più del presi­dente della Repubblica. Oppure, i patro­nati e i Caf: veri e propri centri di potere, collegati ai sindacati».

Ma sul tappeto ci sono anche altri pro­blemi: da quello dei tirocinanti, che ver­rebbero pagati con un rimborso forfet­tario solo dopo sei mesi di pratica, a quello dell’ingresso di finanziatori nel­le società tra professionisti.

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