I "pupi" del Museo Pasqualino rischiano di morire

Palermo, la Regione ha tagliato i fondi destinati all’istituzione internazionale che raccoglie oltre 3500 marionette provenienti da tutto il mondo. L’appello di scrittori e intellettuali perché la tradizione non muoia

I "pupi" del Museo Pasqualino rischiano di morire

Palermo - Ha fatto sognare generazioni di bambini, siciliani e non solo. Sì, perché anche i bimbi tecnologici di oggi sgranano gli occhi e rimangono a bocca aperta quando quelle “statue” di legno apparentemente senza vita cominciano a muoversi e a parlare, tenendo viva una tradizione antica, quella dell’Opera dei pupi, che è siciliana, sì, ma anche internazionale, visto che esiste, sia pure in altre forme, in diverse parti del mondo. Ma adesso, a Palermo, il Mima, acronimo che sta per Museo internazionale delle marionette, più conosciuto come museo Antonio Pasqualino, rischia di chiudere definitivamente i battenti. Il motivo? Il bilancio regionale siciliano ha ridotto drasticamente il finanziamento destinato a questa importante istituzione culturale per mancanza di fondi. E senza sostegno il “Pasqualino” potrebbe soccombere.

La storia. Un vero peccato, per una delle più prestigiose istituzioni culturali siciliane, che nel tempo ha avuto pure la capacità di rinnovarsi, inventandosi perle quali il Festival di Morgana, appuntamento imperdibile per gli appassionati visto che mette a confronto le culture di tutto il mondo. Il museo è stato ideato quaranta anni fa dall’antropologo Antonio Pasqualino, insieme alla moglie Janne Vibaek, che oggi in sua memoria lo presiede. Nel 1975 la fondazione vera e propria attraverso l’associazione per la conservazione delle tradizioni popolari. Ai pupi siciliani si sono aggiunte, nel tempo, marionette e ombre provenienti da mezzo mondo, dall’Oceania all’Africa, dall’estremo Oriente all’Europa.

La collezione. Nel dettaglio, sono oltre 3500 i “pezzi” custoditi al Mima: ci sono le diverse tipologie di pupi dell’Italia meridionale –quelli di Palermo, alti 80 centimetri, che hanno il ginocchio articolato e sono manovrati dai lati del palcoscenico; quelli di Catania , alti un metro e 20 centimetri, che hanno il ginocchio rigido e sono manovrati dall’alto, da un ponte montato dietro il fondale; e i pupi di Napoli, alti un metro, con il ginocchio articolato e manovrati da un ponte montato dietro il fondale – ma anche numerosi altri “pezzi” provenienti da tutto il mondo. Oltre alle marionette, annessa al museo, c’è anche la biblioteca Giuseppe Leggio, che raccoglie circa 3000 volumi sul teatro di figura e sulle tradizioni popolari.

L’Opera dei pupi. “L’opera dei pupi ¬– spiega il sito del museo - è il teatro tradizionale delle marionette dell’Italia meridionale. I soggetti erano lunghe storie, rappresentate a puntate anche per molti mesi di seguito, ispirate alla letteratura epico-cavalleresca e più in particolare al ciclo carolingio. Il repertorio tradizionale comprendeva anche storie di santi e di banditi, eventi storici o drammi di Shakespeare. Lo spettacolo del giorno era pubblicizzato attraverso l’uso di cartelli decorati. A Palermo questi erano dipinti su tela e divisi in scacchi, di solito otto, che illustravano i vari episodi. A Catania ogni episodio veniva dipinto su un foglio di carta da imballaggio. I cartelli napoletani, infine, erano dipinti su fogli di carta”.

Le attività. Oltre alla funzione di museo tout court il “Pasqualino” organizza numerose iniziative: c’è l’attività teatrale, e c’è anche la didattica, con visite guidate con proiezioni video, seminari teorico-pratici sulle varie tradizioni del teatro di animazione, dimostrazioni di tecniche di manovra organizzati sia per le scolaresche che per gli insegnanti e gli operatori scolastici.

Il Festival di Morgana. La rassegna propone ogni anno il meglio della tradizione dell’opera dei pupi. L’edizione 2008, la ventottesima, prenderà il via il prossimo 7 novembre e si concluderà il 21. A parte gli spettacoli, quest’anno sarà proposta la mostra Gift, che esibirà al pubblico le opere di arte moderna donate, tra gli altri, da Renato Guttuso, Sandro Pertini, Leonardo Sciascia.

L’appello. Contro la chiusura del museo Pasqualino si stanno mobilitando scrittori e intellettuali, che parlano di “delitto pubblico”.

L’appello a che si trovi il modo di salvare “una delle istituzioni più illustri e internazionalmente note” è stato siglato, tra gli altri, da Andrea Camilleri, Giuseppe Tornatore, Gioacchino Lanza Tomasi, Dacia Maraini, Vincenzo Consolo, Umberto Eco.

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