Capisco il fastidio con cui voi che avete sempre voluto bene a Berlusconi guardiate il fenomeno dei «ricredisti», come ha battezzato su queste colonne Mario Giordano quelli che ora parlano bene del premier. Figuratevi come dobbiamo sentirci noi, antichi avversari del Cavaliere, trattati da un decennio come traditori del nostro campo solo perché non abbiamo mai accettato di farne un mostro e ci siamo battuti per il famoso «riconoscimento reciproco».
La mia idea è che dobbiamo metterci una pietra sopra e aspettare l'evoluzione degli eventi. Se conosco il mio mondo accadrà questo. Primo scenario. Berlusconi ha un discreto successo di pubblico e di critica, toglie la «monnezza», abbassa le tasse, abolisce il cumulo pensioni-altri redditi, avvia le grandi opere (tutte, ponte compreso). A questo punto saremo di fronte al plebiscito. La folla che da sinistra si riverserà dalla vostra parte, cercando di strappare al mite Sandro Bondi la palma di estimatore principale del Cavaliere, sarà incontenibile. E state certi che anche nel partito-azienda di Travaglio-Grillo-Santoro avremo defezioni. Non bisogna dimenticare che quando il buon Santoro passò a Mediaset raccontò agli amici che si sentiva più libero da quella parte. Questo scenario avrà i seguenti effetti. Voi berlusconiani della prima ora, e comunque da sempre, dovrete difendere le vostre posizioni mostrando galloni e ferite. Noi antiberlusconiani di vecchio conio garantista dovremo caricarci sulle spalle tutta l'opposizione. Capite bene che se per voi sarà difficile, per noi sarà un'impresa titanica.
Secondo scenario. A Berlusconi le cose non vanno bene. La crisi è più cattiva, l'Italia pure. Questo mondo di «ricredisti» girerà su se stesso e tornerà alle antiche battaglie. Le conseguenze saranno facilmente immaginabili. Voi dovrete ancora una volta spiegare che diavolo faceva lo stalliere Mangano nella villa. Noi dovremo sopportare il definitivo marchio di traditori della peggior specie, cioè quelli che hanno indotto in errore i nuovi fedeli in buona fede.
Credete a me, o meglio credete al poeta, siamo di fronte al «raro verificarsi del previsto» (William Carlos Williams, poeta americano morto negli anni Sessanta). Il previsto non è il mutare delle opinioni, legittimo, il riconoscimento degli errori, sacrosanto. Il «raro verificarsi del previsto» è il predicatore dell'anticonformismo professionale, quello che ti spiega come va la vita, che se gli racconti la vacanza ti svela che il posto che dovevi vedere era l'unico che non hai fatto a tempo a visitare, quello che dà del tu a tutti quelli che vincono e finge di non conoscere gli sconfitti.
Scriveva Giordano che Berlusconi dovrebbe tirar dritto e non compiacere i «ricredisti». Io penso che in questi quindici anni ci siamo fatti tutti dettare l'agenda da chi raccontava un Paese che non c'era.
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