La liberalizzazione che Benedetto XVI promulgherà la prossima settimana era una delle richieste «preventive» che i lefebvriani della Fraternità San Pio X avevano avanzato. Ma il Papa non aveva presente tanto queste richiesta, quanto piuttosto le esigenze dei fedeli tradizionalisti rimasti nella piena comunione con Roma. Da cardinale, Ratzinger ha già spiegato che «nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa», in quanto una liturgia è una realtà vivente «espressione della vita della Chiesa, in cui si condensano la fede, la preghiera e la vita stessa delle generazioni». Il Concilio ha dunque ordinato una riforma dei libri liturgici, ma non ha proibito i libri precedenti.
In effetti sono sempre esistite molte forme del rito latino: fino al Vaticano II a fianco del rito romano cerano lambrosiano, il mozarabico, quello di Braga, quello di Chartreux, quello dei certosini, quello dei domenicani. Tutti riti pienamente cattolici, la cui varietà rappresentava una ricchezza per tutta la Chiesa.«I riti diversi sono una ricchezza»
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