Una Pasqua pagana? Possibile che la festività centrale della Cristianità celi al proprio interno, come per il Natale, miti e simboli di un paganesimo precristiano? Eppure, se andiamo a vedere, sembrerebbe proprio così. L'antica Pesah, festa ebraica del passaggio celebrata il 15 di Nisan, strettamente vicina all'Equinozio di Primavera, col Cristianesimo si trasforma nella celebrazione della resurrezione di Gesù, celebrata dal IV secolo nella domenica successiva al 15 Nisan e, costituisce l'elemento chiave della teologia cristiana. Ma la figura di un dio che muore e risorge per salvare il mondo non è certamente un elemento nuovo nella mitologia mediterranea: pensiamo, ad esempio, non solo all'Osiride egizio, ma anche alla figura di Attis, divinità dell'Asia Minore che nel mondo greco-romano veniva celebrato in connessione con Cibele.
La morte e resurrezione di Attis, generato da una vergine che lo aveva concepito poggiando sul suo seno una mandorla (e non a caso ritroviamo la mandorla nella simbologia cristica dell'antico Cristianesimo), venivano celebrate con feste primaverili con digiuni rituali e processioni che, assieme alle fiaccolate e al rito della flagellazione, ritornano nelle celebrazioni cristiane del Giovedì e Venerdì Santo. Il 22 marzo avveniva la celebrazione dell'«Albero Sacro», simboleggiante il dio morto sotto un pino, con il suo trasporto nel tempio di Cibele da parte di tre portatori che avvolgevano il corpo come se si trattasse di un cadavere. Sulle bende, erano posate ghirlande di viole (sbocciate dal suo sangue), mentre sul tronco veniva fissata la sua immagine che, poi, finiva sepolta per simboleggiarne la morte. Il 25 marzo, data fatta coincidere coll'equinozio di primavera, si celebrava la sua resurrezione. Riti analoghi, in fondo, a quelli del culto di Adone, i cui «giardini» (frumento, miglio e lenticchie seminati e tenute al buio sino al loro germogliare) venivano posti sulle tombe a ricordo della sua resurrezione, influenzando, secoli dopo, i riti pasquali di molte regioni europee.
Benché nella teologia cristiana la resurrezione di Gesù sia ovviamente vista come un fatto storico, irreversibile e irripetibile, è innegabile come la Chiesa sia riuscita a innestare il seme della nuova fede sull'antico ceppo del paganesimo. Negli stessi simboli quotidiani della Pasqua, del resto, ritroviamo antiche credenze. A cominciare dall'uso nordico del «coniglietto pasquale» (Easter Buny), miti e simboli pagani persistono ancor oggi: l'animale più fertile in assoluto, legato al simbolismo lunare della ciclicità e della trasformazione, figura non a caso dell'Osiride egiziano, diviene ben presto il simbolo del rinnovamento della vita e della primavera. Ecco, allora, che la Germania lo eleggerà a simbolo pasquale sin dal XV secolo e, dai primi dell'800, se ne faranno dolci e biscotti: gli emigranti tedeschi e olandesi lo porteranno poi in America e da lì nascerà la tradizione di un coniglietto che, guarda caso, porta un cesto di uova colorate ai bambini.
Emblematica, infatti, la comparsa dell'uovo di Pasqua: l'uovo, simbolo antico dell'origine della vita, è da sempre associato alla primavera ed alla rinascita. Legato al simbolismo del rinnovamento periodico della natura, l'uovo rappresenta la ri-nascita ripetuta secondo il modello cosmico e in questo senso lo troviamo, sotto forma di uova di argilla, nelle antiche sepolture della Russia e della Svezia e, più vicino a noi, nell'antico scambio di uova dipinte nelle feste propiziatorie della fertilità, uso che risale agli Egiziani ed ai Persiani. L'Uovo Cosmico delle antiche tradizioni, fosse l'uovo di serpente celtico, l'uovo sputato dallo «Kneph» egiziano o dal drago cinese, rappresenta la realtà primordiale che contiene in germe tutti gli esseri e tutte le possibilità: ecco perché dall'Uovo può uscire, spesso, l'Uomo Primordiale.
*Vice Pres.Circoscrizione
VIII-Medio Levante - An
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.