Morto un campo se ne fa un altro. I rom che il Campidoglio ha «sfrattato» dallinsediamento abusivo di Tor di Quinto dopo che un ospite della bidonville ha brutalmente ammazzato Giovanna Reggiani hanno raccolto le loro cose e si sono semplicemente trasferiti più a nord. Scegliendo un terreno ai piedi di un elettrodotto a nord est di Prima Porta, in via di Santa Cornelia, come «nuova casa». E innescando nuove polemiche tra i preoccupati residenti dellarea, che si trova allinterno del parco di Veio. «Nelle ultime ore si sono accampati su queste scarpate, e abbiamo subito effettuato un sopralluogo sul posto, chiamati dai cittadini», confermano dal XX municipio gli assessori alle Politiche sociali e ai Lavori pubblici Gianni Giacomini (Fi) e Marco Clarke (An), e il presidente della commissione Lavori pubblici del XX, lazzurro Giuseppe Mocci. «La situazione riscontrata - proseguono i tre - appare di estrema gravità, sia per quanto riguarda il degrado sociale e le condizioni ambientali, sia per quanto riguarda la sicurezza del quartiere. I cittadini hanno segnalato che nelle ultime ore si sono verificati dei furti nelle abitazioni». I rom, secondo le testimonianze dei residenti di Santa Cornelia, sono arrivati in autobus nella zona, scaricando nel nuovo insediamento bagagli e masserizie. E i tre esponenti del locale municipio chiedono al prefetto Carlo Mosca e a Walter Veltroni di intervenire «per gli urgenti e doverosi provvedimenti del caso», criticando l«insensato comportamento del Campidoglio, che pensa di risolvere i problemi semplicemente trasferendo in altre zone» i rom sgomberati.
A sollevare lallarme anche Bruno Prestagiovanni e Andrea Simonelli di An, rispettivamente vicepresidente del consiglio Regionale e consigliere provinciale. I due denunciano la situazione «insostenibile» per «la sicurezza e la tranquillità» di Prima Porta che si è creata negli ultimi due giorni in unarea che già «soffre da tempo per il degrado e le baraccopoli». E chiedono che «lintransigenza sui controlli diventi al più presto una parola dordine». «La politica del Campidoglio ha fallito su tutta la linea - denunciano Prestagiovanni e Simonelli - e la petizione popolare con migliaia di firme raccolte prima dellestate per denunciare lo stato delle cose a Prima Porta non ha finora avuto una risposta adeguata, sebbene dopo lincontro della delegazione di An col prefetto della scorsa settimana sembrerebbe tramontare lipotesi di creare i cosiddetti villaggi della solidarietà per i rom».
In questo clima cresce lattesa per il consiglio comunale straordinario sulla sicurezza, per il quale il gruppo consiliare di Alleanza nazionale ha chiesto la partecipazione del prefetto Mosca e del presidente del XX municipio, Massimiliano Fasoli dellUdc. Ma il partito di Gianfranco Fini ieri ha anche annunciato un dossier sulle «inadempienze» del sindaco, e ha proposto un pacchetto di misure volte a «uscire dallemergenza», sia a livello nazionale che locale. Come spiega il presidente della federazione capitolina, Gianni Alemanno, lobiettivo di An per Roma è quello di arrivare a «20mila espulsioni». Piovono critiche anche per la commissione sicurezza («declassata da permanente a speciale», ricorda il consigliere capitolino Dario Rossin) e per le carenze di organico della polizia municipale, che il 31 dicembre, osserva Luca Malcotti, «vedrà scadere i contratti di 500 agenti assunti a tempo determinato».
La proposta di allargare a prefetto e presidente del XX municipio il dibattito sulla sicurezza in Aula Giulio Cesare viene accolta «con grande soddisfazione» da Fasoli. Il presidente del parlamentino di Roma Nord plaude alliniziativa di Alemanno e al «percorso di collaborazione già avviato da tempo tra Udc e An a Roma», in grado di «elaborare progetti e proposte concrete sul tema della sicurezza». Un primo esempio, per Fasoli, è «il progetto di solidarietà reale che riuscirà, cito le parole del prefetto, a levare dallacqua i pesci putridi». Quanto alle 20mila espulsioni chieste da Alemanno, lobiettivo «è raggiungibile con un progetto in grado di prevedere con precisione lintera sequenza di azioni e atti necessari, compresi quelli di solidarietà ai più deboli», assicura il presidente del XX. Che annuncia un piano sul suo territorio per identificare «le persone che abitano nei campi e nelle baraccopoli del territorio», e chiede «una moratoria di Schengen per consentire ai municipi di far decorrere i tre mesi necessari per allontanare chi non ha trovato mezzi di sostentamento leciti».
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