I rugbisti gallesi: «Italiani camerieri». Ma dimenticano Capello

Adesso si mettono a fare gli spiritosi anche i gallesi. Non bastavano i raffinati inglesi con la storiella degli italiani eterni camerieri ai tavoli di ignobili ristoranti, no, anche i signori di Swansea e di Cardiff, i compatrioti di Tom Jones e di Richard Burton, hanno deciso di prenderci in giro.
Il fatto: sabato si gioca al Liberty Stadium di Swansea la partita della lega celtica di rugby tra i campioni degli Ospreys e gli Aironi d’Italia. Per dare un po’ di pubblicità all’evento che scherzo hanno combinato i gallesi? Vestiranno da camerieri alcuni tra i più forti rugbisti, tipo Hook, Jones, Phillips, Bennet, costoro si aggireranno tra i tavoli dei ristoranti italiani del territorio, il “Mamma Mia” di Swansea, il “Cafè di Napoli” di Neath, lo “Zia Nina” di Bridgend, rispondendo alle domande dei clienti giornalisti, evitando, spero, di servire i favolosi piatti della cucina gallese.
Per completare l’allegra gag, i travestiti si porteranno sui siti a bordo di Mini Cooper, autovettura protagonista del film Italian job, interpretato da Michael Caine nel 1969, roba di furti e rapine dalle nostre parti.
Nei favolosi anni Settanta, per la precisione nel 1973, l’Italia di Valcareggi andò a vincere a Londra con un gol di Fabio Capello e quella partita venne presentata, al mattino, con questo titolo sul tabloid Sun: ”Questa sera sessantamila inglesi contro undici camerieri”. Gli azzurri fecero uno stupendo italian job, 1 a 0 e go home per i leoni.
Trentatrè anni dopo ci risiamo con i waiters, con i camerieri. Non vorrei ripagare con uguale moneta i simpatici gallesi, minatori e cantanti, popolo tosto e anche godereccio, con l’etichetta di essere così vicini alle pecore da arrivare ad amarle. Sarebbe un affronto, con immediate reazioni del governo.
Ma mi chiedo dove sia finito l’orgoglio gallese e riporto, per l’ultima volta spero, l’aneddoto che vide di fronte, in campo, l’interista Benito Lorenzi e John Charles, gigante gallese della Juventus. “Veleno” continuò a provocare l’attaccante con riferimenti pesanti alla regina e alla morale della di lei madre. John Charles seguitò a giocare fino a quando decise di replicare alla molestia: «Io sono gallese, me ne fotto della regina d’Inghilterra!»”.


Ora vorrei dire ai gentili rugbisti della Lega Celtica, che già potrebbero avere partita facile contro gli Aironi, come non sia il caso di fare i furbi, anche perché, se dovessimo metterla sul piano dei ristoranti e dei menù, meglio tenersi alla larga dal leverbread, con alghe, avena e pancetta e dalle salsicce Glamorgan, con il porro presente dovunque e comunque, roba da ultima cena prima dell’ultima meta.

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