I siluri di Monti alla nautica affondano l’economia ligure

I siluri di Monti alla nautica affondano l’economia ligure

(...) e nonostante non ci sia più Silvio Berlusconi, ai genovesi dovrà ridurre ancor più i servizi rispetto a prima. Ieri si è superata dicendo che è giusto che paghino sempre gli stessi: «Maghi non ce ne sono, pagano sempre gli stessi, dovendo far presto era inevitabile», sono le sue parole testuali.
Anche Claudio Burlando si sta arrampicando sugli specchi. Finché ha avuto Ferruccio Fazio come ministro della Salute del governo Berlusconi è riuscito a dire che i conti della Liguria erano a posto. Da quando è sotto tutela di un ministro «tecnico», un giorno va dicendo che saranno inevitabili nuove tasse regionali, l’altro che invece venderà patrimonio. Sempre però per far quadrare quei conti che evidentemente tanto a posto non erano. Ma ovviamente guai a dire che questo governo non è stato capace di far altro che inventarsi tasse su tasse senza accennare neppure uno straccio di riforma, men che meno un taglietto sui costi della casta. Fin qui le difficoltà politiche che ora mettono in serio imbarazzo anche tutti gli esponenti del Pdl.
Il problema è che la manovra Monti sarà un massacro vero per l’economia italiana e ligure in particolare. Non a caso ieri la Fim Cisl di Genova, il sindacato forse finora più «responsabile» e morbido, ha già dichiarato il primo sciopero. Ma il colpo più duro che metterà al tappeto l’economia regionale è quello inferto dal governo alla nautica. La tassa sulle barche, un balzello incredibilmente alto sullo «stazionamento», cioè il «bollo» del mare, avrà effetti devastanti.
Da un minimo di 7 euro al giorno (2555 euro l’anno) fino a un massimo di 150 (quasi 55mila per dodici mesi) per il solo fatto di avere la barca. Una tassa che comporterà una fuga dal settore. «La Liguria sarà la regione d’Italia che pagherà il prezzo più alto - spiega Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina, la Confindustria della Nautica -. Questo per due motivi semplicissimi. Perché la Liguria ha il maggior numero di posti barca, e perché dalla Liguria si “scappa” meglio. Chi ha la barca in un porto della riviera ci mette pochissimo a spostarsi in Costa Azzurra».
La ricaduta è talmente evidente che stupisce come professoroni della Bocconi non possano rendersene conto. Specie se si parla di professoroni che hanno detto di voler puntare su misure eque. «Cerco di mantenere la serenità e di ragionare - si fa forza Albertoni -. Si è detto che tutti dobbiamo pagare un po’? Ma la nautica negli ultimi due anni ha già pagato con un calo del 47 per cento del fatturato. Da un governo tecnico mi aspetterei un provvedimento per lo sviluppo, per riaccompagnare le aziende alla ripresa».
Invece? «Invece è arrivata questa che è una gabella della peggior specie che abbia mai visto. Neppure Renato Soru, come governatore della Sardegna era arrivato a tanto», assicura il presidente di Ucina che ricorda il fallimentare tentativo del patron di Tiscali, naufragato addirittura sotto i colpi dell’Unione Europea. E questa strategia di Monti potrebbe rivelarsi ugualmente fallimentare. «Basterebbe una flessione del 25 per cento del traffico charter sull’indotto sarebbe già sufficiente ad annullare le entrate previste con la tassa - snocciola le cifre Albertoni - Quest’anno il 15 per cento di traffico nei porti turistici è stato rappresentato dagli stranieri, che fuggirebbero subito perché l’Italia sarebbe l’unico Paese del mediterraneo con certe gabelle».
MA il discorso del presidente Ucina non è ovviamente rivolto a una «tutela» dei proprietari di barche. Perché in gioco ci sono posti di lavoro. Stipendi e famiglie di operai, di artigiani, di addetti portuali. La mannaia del governo Monti si abbatterebbe ancor più sui meno ricchi. Solo sulla Liguria questa manovra comporterebbe un prelievo di 45 milioni. E a pagare sarebbero le aziende, anche piccole e piccolissime che lavorano nel settore.
Gli imprenditori della nautica provano a mitigare gli effetti. «Suggeriamo che almeno vengano introdotti abbattimenti per la vetustà delle imbarcazioni, come per le auto - aggiunge Albertoni - Una riduzione del 15, 30 e 45 per cento per barche di 5, 10 e 45 anni. E un balzello assai ridotto per unità a vela che costano molto meno di quelle a motore». L’ultima considerazione di Ucina è l’ennesima nube scura su Genova e la Liguria.

«Certo che con queste premesse sarà dura impostare il Salone Nautico del prossimo anno - conclude Albertoni - Il 25 per cento degli espositori erano aziende di servizi, le prime ad essere penalizzate e a rischiare». Nautico a rischio grazie a Monti. Chissà se la presidente della Fiera, Sara Armella, brinda ancora alla caduta di Berlusconi?

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