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I sindacati tedeschi aprono alla Cdu

Le condizioni: non intaccare lo Stato sociale e concordare un piano contro disoccupazione e delocalizzazione

Salvo Mazzolini

da Berlino

Nella corsa per la conquista della cancelleria, la leader cristiano-democratica Angela Merkel ha davvero il vento alle spalle. Sondaggi favorevoli, voglia generale di cambiamento dopo sei anni di governo rossoverde, disorientamento e spaccature tra gli avversari di sinistra. Ed ora la congiuntura politica le offre un nuovo regalo del tutto inaspettato: l'apertura dei sindacati a una futura e quasi certa coalizione di centrodestra. Un regalo prezioso perché viene fatto mentre nel Paese è già scattata la campagna elettorale in vista delle elezioni anticipate del prossimo autunno e quindi viene interpretato come un segnale che nella battaglia per la cancelleria i potenti sindacati non scenderanno in campo a fianco dei loro alleati tradizionali, i socialdemocratici, come è sempre avvenuto in passato.
Per la verità il mutamento di rotta dei sindacati era nell'aria da tempo dopo i molti momenti di frizione con la coalizione rossoverde del cancelliere Schröder accusata di aver varato riforme che colpiscono quasi esclusivamente le classi deboli. Il 1° maggio di questo anno ci fu addirittura un episodio clamoroso. Per la prima volta un cancelliere socialdemocratico non fu invitato alle celebrazioni organizzate dai sindacati per la Festa del lavoro. Ma la conferma che qualcosa sta cambiando negli orientamenti del mondo sindacale tedesco è arrivata solo ora con un'intervista al Die Welt, quotidiano di centrodestra, di Michael Sommer, numero uno del Dgb, la lega dei sindacati.
Nell'intervista Sommer, che tra l'altro ha alle spalle una lunga militanza nell'Ig-Metall, il sindacato dei metallurgici, il più potente d'Europa, ha parole molto concilianti verso la Cdu-Csu, lo schieramento della Merkel, cui riconosce un carattere popolare. Non solo ritiene possibile una collaborazione con la Cdu-Csu in caso di vittoria elettorale, ma afferma che già oggi ci sono buone prospettive di arrivare a soluzioni comuni su molti punti cruciali quali il trattamento dei disoccupati, la riforma fiscale e le misure per frenare il fenomeno della delocalizzazione, il trasferimento degli impianti industriali in Paesi dove costo del lavoro e pressione fiscale sono più convenienti, causa non secondaria della forte disoccupazione in Germania.
Nella sua apertura allo schieramento di centrodestra, il capo del Dgb mette però le mani avanti. I sindacati tedeschi non accetteranno mai una demolizione dello Stato sociale e una deregulation di tipo americano. Sono pronti però ad accettare sacrifici a condizione che i sacrifici siano ripartiti in misura uguale tra tutte le componenti della società e nel quadro di riforme che diano garanzie convincenti per la creazione di posti di lavoro e la ripresa dell'economia. Il programma della Cdu-Csu sarà reso noto a metà luglio. E quindi solo allora si potrà misurare la compatibilità tra le garanzie chieste dai sindacati e quelle offerte da una futura coalizione di centrodestra. Ma già da ora si può parlare di un'apertura di credito da parte dei sindacati destinata ad avere un notevole impatto elettorale.
Un'apertura di credito che nasce da un calcolo preciso e da un esame realistico dello scenario tedesco. Negli ultimi tempi i sindacati tedeschi hanno subìto una progressiva emorragia di iscritti per la loro incapacità di incidere sulle decisioni governative nonostante la presenza di una coalizione di centrosinistra. Rimanere schierati a fianco dei socialdemocratici, il partito del cuore, che tutti i pro- nostici danno per perdente, significherebbe una nuova sconfitta, un'ulteriore diminuzione della capacità di incidere.

Quindi meglio tentare il dialogo con i futuri vincitori e provare a diventare con loro i coautori delle riforme di cui il Paese ha un forte bisogno.

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