Roberta Bottino
La spada di Damocle è inesorabilmente scesa su Scarpino. Il giorno del verdetto è arrivato tra grida, proteste e delusioni. L'assemblea dei sindaci dell'Ato (Ambito territoriale ottimale), che comprende i 67 Comuni della Provincia di Genova, ieri si è riunita nella sede della Provincia a Quarto e ha scelto l'area di Scarpino come sito per la realizzazione dell'inceneritore. A nulla sono servite le accese proteste da parte dei comitati dei cittadini e degli ambientalisti che per tutta la mattinata di ieri hanno alzato striscioni per dire un secco e deciso «no» al termovalorizzatore.
Le tensioni vennero alimentate già dall'assemblea dello scorso 22 luglio, quando ai comitati non fu permesso di presenziare ai lavori dell'Ato. «Avevamo depositato agli atti della riunione del 22 luglio - spiega Anna Stramigioli del comitati Rete nazionale Rifiuto zero -, una lettera di contestazione relativa alla mancanza di applicazione dei previsti per attuare la partecipazione democratica. Non è stato possibile ottenere la partecipazione attiva, né ascoltare il confronto o le relazioni presentate agli 11 del Comitato Consultivo. I cittadini possono partecipare in sede di buoni propositi, quando si pianifica in teoria, ma quando si parla di sostanza e di numeri allora vengono sbattuti fuori dalla porta».
E proprio nel vero senso della parola, «fuori dalla porta», sono stati lasciati anche ieri. «Avevano blindato tutto - tuona Caterina Alpa del comitato Amici del Chiaravagna -, c'erano persino le forze dell'ordine coi mitra come se fossimo stati dei terroristi. Ci hanno fatto entrare prima della riunione per poter dire la nostra, ma quando è stato il momento delle decisioni non abbiamo potuto assistere. Si sono chiusi in una stanzetta piccola che a malapena poteva ospitare i rappresentanti dell'Ato».
Tutti tranne il sindaco di Ceranesi hanno votato a favore, confermando la ventilata scelta di Scarpino quale area idonea per stanziare l'inceneritore. Le dodicimila firme raccolte dai comitati contro questa scelta non sono servite a nulla. Il sindaco Pericu rassicura: «L'abbiamo votato - dice -, ma cercheremo di studiare un modo poco impattante».
Anche il Presidente della Provincia afferma: «Tutti abbiamo a cuore la salute dei cittadini». I comitati oggi manifesteranno in sede di consiglio comunale in occasione dell'ultima seduta che precede la pausa estiva.
«La decisione presa dall'Ato darà una nuova servitù al Ponente - dice Edoardo Rixi, copogruppo della Lega Nord -, una decisione presa dai Ds e dalla Margherita che hanno tenuto all'oscuro il consiglio comunale. Da mesi, insieme ad altri consiglieri ho chiesto più volte di mettere all'ordine del giorno il problema legato allo smaltimento dei rifiuti, ma non ha avuto risposte».
Anche Silvano Batino, consigliere di Alleanza Nazionale della Valpolcevera ha ribadito che quello di ieri è stato uno «schiaffo annunciato e la riaffermazione del principio che il Ponente è una terra di conquista e di campagne elettorali». «Siamo qui per proporre una terza via - dice Valerio Gennaro dell'associazione medici per l'ambiente -, quella della raccolta differenziata spinta, quella del risparmio, quella di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo. La via della discarica come quella dell'inceneritore è fallimentare dal punto di vista economico, ambientale e sanitario».
Sulla stessa scia è lo stesso assessore all'ambiente del Comune di Genova Luca Dallorto che non ha partecipato alla scelta dell'inceneritore come sistema finale di smaltimento. Ieri, davanti alla sede della Provincia a Quarto c'era anche chi si è schierato a favore dell'inceneritore, primi fra tutti i sindacati Amiu.
«Siamo favorevoli all'impianto - spiega Maurizio Bertoni della Cgil funzione pubblica -, struttura che ovviamente deve tenere conto del fattore dell'impatto ambientale.
I comitati contro l'inceneritore nonostante quest'ultimo verdetto continueranno la loro battaglia se necessario facendo ricorso al Tar.
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