Silvio Berlusconi ha spalancato gli occhi ai milanisti: «È moralmente inaccettabile per la famiglia che ha la proprietà di questa squadra, in un momento di crisi economica mondiale, un bilancio con queste perdite (68 milioni di euro, l'ultimo rendiconto, ndr). I tifosi milanisti sono anche cittadini italiani, sanno quel che succede intorno a loro». Il patron del Milan, presidente del Consiglio, sotto attacco per la ventilata cessione di Kakà al Real Madrid, ha scelto la strada coraggiosa del colloquio franco e diretto con i tifosi per spiegare la ragione dell'operazione, non ancora formalmente conclusa. Intervento deciso all'improvviso, nonostante la giornata dedicata alla chiusura della campagna elettorale, ed effettuato ieri pomeriggio dagli schermi di Milanchannel, il canale rossonero. «Che cosa succede tra i tifosi del nostro Milan?», la domanda con cui Berlusconi si è informato degli umori e dei tormenti che stanno attraversando il popolo rossonero in rivolta. Cristallino il suo messaggio successivo. «Nei prossimi mesi procederemo alla revisione delle spese del club, ci sono aree di spesa eccessiva, senza mai venir meno alla promessa di schierare in campo una squadra competitiva», il monito lanciato a Galliani.
I sacrifici compiuti dalla famiglia Berlusconi non sono di ieri. «Abbiamo rinunciato a 105 milioni di sterline offerte dal Manchester City nel mese di gennaio per tenere Kakà» il ricordo del premier, intervenuto quella sera, felicissimo, per annunciare la riconferma di Kakà in rossonero. Erano spariti dal tavolo circa 120 milioni di euro ma lui non aveva fatto una piega. «Ora c'è l'offerta del Real Madrid e se il Milan ritoccasse lo stipendio a Kakà, si ritroverebbe nella necessità di doverlo fare con gli altri esponenti della rosa», la riflessione. Eppure l'affare non è chiuso ancora. «Volevo parlargliene direttamente, non è stato possibile, lo farò lunedì con una lunga, lunga, lunga telefonata ma prima (domenica pomeriggio, ndr) radunerò i dirigenti del Milan per fare il punto sull'operazione e decidere», l'altro annuncio.
Il prossimo Milan uscirà dal vertice di Arcore, come ai vecchi tempi. Due i punti cardinali: «Lasciare libertà di scelta a Kakà, reinvestire la somma incassata nel potenziamento tecnico della squadra» affinchè il Milan resti «competitivo in Italia e nel mondo».
Allo stesso coraggio ha fatto ricorso Silvio Berlusconi per "stroncare" con una chiosa aspra («si devono vergognare») gli autori della feroce contestazione a Maldini e degli striscioni indirizzati alla società durante Milan-Roma. Sono gli stessi che in questi giorni hanno provato a mettere sotto assedio gli uffici di via Turati. «Quella domenica sono entrato nello spogliatoio e ho detto a Paolo che avremmo voluto organizzargli un addio come si deve; prima ha risposto no, poi ha promesso di pensarci». Infine i giudizi dedicati al cambio della guardia sulla panchina. «Leonardo sarà come Capello, presentato all'epoca come il maggiordomo, riscuote la mia fiducia» il benvenuto al nuovo allenatore. Risparmiato Ancelotti, in nome «dell'amicizia e dell'affetto» ma impossibile resistere a declinare la sua verità. «Il Milan ultimo era competitivo, aveva il gruppo dotato di maggior talento al mondo, il terzo posto non è un risultato soddisfacente» la sua convinzione. Resa malinconica da un rimpianto, «non aver potuto esercitare, nei confronti del Milan, come nel passato, quel contributo di passione e di intelligenza tattica».
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