I sub dei carabinieri cercano le moldave nel lago di Bolsena

Giallo di Gradoli. Sommozzatori nelle acque del lago di Bolsena alla ricerca dei corpi di Tatiana Ceoban, 36 anni, e della figlia Elena, 13 anni. Sempre ieri convocata in Procura anche Elena Nekitor, 64 anni, madre della donna scomparsa senza lasciare tracce il 30 maggio scorso. Gli «uomini rana» dei carabinieri, giunti dalla capitale, hanno scandagliato per ore il fondale di una zona lacustre, quella più facilmente raggiungibile con un’auto. I sub dell’Arma, insomma, hanno avviato le ricerche in acqua partendo dalle sponde meno impraticabili. Ideali, magari col favore del buio, per sbarazzarsi di due cadaveri. Nel frattempo il pm Renzo Petroselli, durante l’incontro con la Nekitor, ha voluto approfondire aspetti ancora poco chiari della triste vicenda. Alla donna avrebbe chiesto particolari del rapporto fra la figlia Tatiana e il convivente Paolo Esposito, 39 anni, indagato per sequestro di persona. Il rapporto fra lui e la nipote, ovvero la figliastra Elena svanita nel nulla in un maledetto sabato di fine maggio; quello fra il futuro genero e lei stessa. Quest’ultimo in base al fatto, tutt’altro che normale per una coppia «serena», che Esposito si rifiuta categoricamente di incontrare la 64enne.

Inoltre il pm avrebbe ricostruito assieme alla moldava i 2 giorni precedenti la denuncia di abbandono di minore, in riferimento alla secondogenita di sei anni, inoltrata alla stazione locale dei carabinieri lunedì 1 giugno. Come si è comportato Paolo in quelle 48 ore e, in particolare, la sera della sparizione? Soprattutto: perché non è stato lui a denunciare il mancato rientro a casa ma lo ha dovuto fare la madre il giorno dopo

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