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I talebani: guerra santa contro le elezioni

Bala Mourghab (Afghanistan)In questa base di ruderi, tende e polvere il comandante colonnello Marco Tuzzolino incrocia le dita e s'ostina a definirla «pausa operativa». A Kabul già parlano di prima tregua. Nel resto del paese non sanno neppure cosa sia. L'apparente cessate il fuoco fra talebani e governativi proclamato in quest'angolo della provincia di Badghis, all'estremità nord occidentale del settore italiano, sembra destinata a restare un esperimento isolato. Così almeno fanno capire i comandi talebani in un comunicato che definisce le elezioni un sotterfugio americano e invita gli afghani a boicottarle per partecipare alla guerra santa.
La decisione di scendere in campo per impedire lo svolgimento delle elezioni presidenziali è stata presa dal consiglio dei comandanti talebani e viene annunciata da alemareh1.net, un sito considerato la voce ufficiale dei fondamentalisti. «Tutti i comandanti devono concentrarsi per garantire il fallimento di questo processo, colpire le basi nemiche e impedire alla popolazione di partecipare al voto», spiega il sito citando un comunicato che sembra la prima presa di posizione esplicita riguardo alla questione elettorale. «Il popolo non può che sentirsi estraneo a questo processo pianificato e finanziato dagli americani. Tutti gli afghani in virtù della fede islamica e del sentimento nazionale devono «boicottare queste seduzioni statunitensi e scendere nelle trincee della guerra santa». Chi non se la sente di partecipare direttamente alla guerra contro le forze straniere può comunque - spiega il sito integralista - collaborare con i talebani contribuendo a bloccare e a rendere inaccessibili ai veicoli governativi le principali arterie del paese». Il piano punta a bloccare la cosiddetta «ring road», l'anello d'asfalto che congiunge tutte le principali città.
Il comunicato dei comandanti fondamentalisti sembra in contrasto con quanto avviene intorno a questa base, nel nord ovest della provincia di Badghis. Qui a Bala Mourghab dalla fine di maggio ad oggi il 183º reggimento Nembo e gli altri parà della Folgore hanno sostenuto una serie di durissime battaglie. Le ingenti perdite inflitte ai talebani durante quegli scontri e il recente arrivo di una colonna di cento mezzi guidati dai nostri parà avrebbe indotto i capi talebani ad accettare la tregua. L'intesa sarebbe stata siglata tra sabato e domenica scorsi da un emissario del governo di Kabul mandato in questa turbolenta zona a maggioranza pashtun per discutere con gli anziani e trattare con gli estremisti. Dopo l'arrivo dei cento mezzi scortati da numerosi elicotteri un gruppo di circa 300 sospetti talebani è stato visto abbandonare le posizioni per raggiungere le montagne. In cambio l'esercito afghano e i nostri militari hanno lasciato alla polizia il controllo dei posti di blocco per ritirarsi nella base. Il comandante Tuzzolino continua, però, a tener la mano sulla pistola e gli occhi molto aperti. «Io tocco ferro e continuo a chiamarla pausa operativa...

se dura tanto di guadagnato per noi e per i civili della zona che hanno bisogno del nostro aiuto».

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