da Madrid
LEta ha posto fine ieri alla campagna elettorale spagnola con il suo riconoscibile marchio di morte. Ma da anni l'organizzazione terroristica che rivendica l'indipendenza dell'Euskadi (il Paese Basco) dalla Spagna e dalla Francia è al centro della vita iberica. Da quasi 40, dal lontano 7 giugno del 1968, quando assassinò una Guardia Civil vicino al confine francese. Una lunga storia di sangue che ha trasformato Isaias Carrasco nell'ultima vittima del terrore, la numero 837. Ma l'Eta, la cui sigla sta per «Euzkadi Ta Azkatasuna» («Patria basca e Libertà») è da anni anche un attore politico di tutto rispetto. Quest'ultima legislatura non è stata l'eccezione. La lotta al terrorismo di matrice basca è stata motivo di durissimi scontri tra Zapatero e Rajoy e, con la tregua o con gli attentati, l'Eta è sempre stata presente.
Nel maggio 2005 Zapatero annunciò di volere dialogare con i terroristi per arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto. Prima di lui ci avevano provato quasi tutti i governi spagnoli (González, Aznar, etc). Il governo ottenne il permesso del Congresso per negoziare, ma Rajoy criticò duramente la decisione. L'Eta dichiarò di non voler attaccare obiettivi politici visto «il nuovo clima» e alla fine di giugno il governo e i terroristi si incontrarono per la prima volta a Ginevra. Dopo vari colloqui, il 22 marzo 2006 arrivò l'annuncio desiderato: l'Eta proclamò il cessate il fuoco permanente. La notizia fu accolta con speranza, soprattutto da Zapatero, che non ha mai nascosto quanto gli stia a cuore risolvere il conflitto. Ma mentre le conversazioni proseguivano, l'Eta rubò 350 pistole in Francia. Il crimine, secondo molti, fu sottovalutato dal governo.
Di fatto il 30 dicembre 2006, quando sui giornali si potevano leggere le dichiarazioni entusiaste di Zapatero sulla tregua, l'Eta fece saltare per aria un intero settore del parcheggio dell'aeroporto di Madrid. L'attentato provocò due morti e 29 feriti. Era ancora una volta la fine della pace.
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