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I tifosi cantano e bevono insieme

Inglesi più numerosi. Bagarini vendevano biglietti a mille euro

da Istanbul

La serata è fredda, nel catino ventoso di colline che circonda lo stadio Ataturk, scenario avveniristico e piuttosto surreale della finale di Champions League. Non così il tifo dei supporter rossi e rossoneri che sono calati qui da lontano. È lontana anche Istanbul, distante 17 km e inimmaginabile nella sua bellezza per chi è stato catapultato direttamente qui. Istanbul ha visto sfilare tra ieri e oggi, soprattutto oggi, migliaia di tifosi del Milan e del Liverpool, allegri e ben disposti, tra un mercatino da visitare e un ambulante con cui contrattare.
Li ha accolti benevolmente, schierando migliaia di poliziotti pronti a far capire che non si scherzava, ma capace con la sua ineguagliabile atmosfera di addolcire le asperità del tifo più estremo. Ad ogni incontro, a ogni incrociarsi fra gruppi delle opposte fazioni, era un esplodere di slogan e coretti, ma per quanto si è visto e saputo, sempre senza voglia di trascendere. Geniale la trovata dei tifosi del Liverpool, che ad ogni urlo «Milan, Milan» scandito dai rossoneri, rispondevano «Baros, Baros», cioè il loro centravanti ceco di nome Milan Baros. Nemmeno 20mila dalla parte rossonera (il Milan ha restituito all'Uefa circa 1.400 biglietti sui 20mila a disposizione), almeno 30mila dall'altra parte, a conferma della fame e sete di vittoria di quelli che il tecnico Benitez ha definito «i più grandi tifosi d'Inghilterra, forse del mondo».
L'Heysel non si dimentica, ma per fortuna sembra davvero lontano da queste generazioni. Ed ecco lo stadio nel grande vuoto, meta di un vero pellegrinaggio di auto, pullman e colonne di gente a piedi che ha lasciato l'auto chissà dove. Vedi il formicaio che percorre il saliscendi delle colline. Vecchi, donne con velo e tanti bambini fanno ciao ciao agitando le braccia dalle alture che nascondono qualche favela mescolata a grattacieli di edilizia popolare. Attorno allo stadio l'Uefa ha pensato a tutto per riempire il vuoto del tempo da trascorrere e di coloro che non hanno il biglietto, e dentro lo stadio ha fatto in modo da rendere la vita il più possibile complicata e dispendiosa ai giornalisti della carta stampata e delle emittenti non associate.
Proprio davanti allo stadio c'è un campo sintetico di calcio a cinque, c'è uno spazio per accogliere chi resta fuori, c'è un megaschermo e un palco per un concerto rock. È una grande macchia di rossonero e rosso quella che si muove attorno allo stadio. E i ragazzi turchi esibiscono con orgoglio la loro simpatia per gli italiani, con maglie e sciarpe del «Grande Milan». Ma ci sono alcune vistose eccezioni. Per esempio, spuntano qua e là magliette biancoverdi del Celtic di Glasgow: qualche tifoso scozzese è venuto qua a manifestare la sua fratellanza con quelli del Liverpool e sono fotografatissimi gli scozzesi in kilt biancoverde che si lasciano riprendere da tutti. Ma la prima, vera grande ovazione collettiva è per Diego Armando Maradona, oggi commentatore per Sky.

Quando arriva lui allo stadio è tutto un «Diego, Diego» da parte dei tifosi di ogni schieramento e di ogni nazionalità.

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