I titoli di Stato tornano a rendere: un buon segno

Nonostante le tensioni sul mercato dei titoli di Stato, alimentate dai timori di un allargamento della crisi del debito sovrano, i Bot continuano a catalizzare l’interesse degli investitori. Il Tesoro ha collocato ieri senza sforzo titoli a 12 mesi per 7,5 miliardi di euro registrando offerte per un totale di 11,3 miliardi, con rendimenti saliti al 2,067%. Si tratta del tasso più alto degli ultimi due anni, ma va tenuto conto che i Buoni erano ormai su questi livelli già nell’asta dello scorso dicembre a causa del maggior premio di rischio che l’Italia si trova a dover pagare nel generale contesto di forte instabilità. A differenza di quanto si potrebbe pensare, la maggiore richiesta di titoli rispetto all’offerta non determina un calo dei rendimenti. Trattandosi di un’asta, gli operatori presentano domande di acquisto formulando un’ipotesi di rendimento parametrata sulla base del valore del Bot annuale con scadenza più ravvicinata (in questo caso il dicembre 2011) oltre che di un bond più “lungo”, come per esempio i Ctz; infine, l’ipotesi incorpora il premio di rischio che riflette le preoccupazioni dei mercati. Il pericolo, naturalmente, è di non vedersi assegnati i Bot se il tasso di interesse preteso è troppo alto rispetto a quello chiesto dagli altri offerenti.
Per il Tesoro, l’esito dell’asta di ieri rappresenta comunque un fatto positivo e di buon auspicio in vista dei collocamenti di domani, quando verranno offerti Btp a 5 e 15 anni per una cifra compresa tra i 4 e i 6 miliardi. Anche i rendimenti restano ancora contenuti se rapportati a quelli ben più elevati di altri Paesi, a cominciare dal 7% pagato dal Portogallo. Lisbona è attesa oggi a una vera e propria prova del fuoco, con l’emissione di titoli tra 0,75 e 1,25 miliardi. Il livello della domanda sarà la miglior cartina di tornasole per verificare se il Paese iberico è in grado di coprire senza affanno le proprie necessità di rifinanziamento, pari a 20 miliardi quest’anno. Il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha chiesto ieri ai mercati di dare al Portogallo il tempo per mettere in atto i tagli al bilancio volti a risanare i conti pubblici. Oltre a ribadire che un aiuto finanziario da parte di Ue e Fmi non è necessario, il premier portoghese, Josè Socrates, ha annunciato che il deficit pubblico del 2010 sarà «chiaramente al di sotto delle previsioni» del 7,3% del Pil. Il Paese scivolerà però quest’anno in recessione (-1,3% il Pil, secondo le stime dell’istituto centrale).
Anche se Lisbona ripete di essere in grado di cavarsela da sola, proprio in considerazione delle attuali turbolenze e dei timori di un contagio alla Spagna l’Ue starebbe riconsiderando l’ipotesi, accantonata prima della pausa natalizia, di rafforzare il fondo anti-crisi. Da Bruxelles nessuna conferma, ma il tema potrebbe finire sul tavolo dell’Ecofin di lunedì prossimo. Secondo l’edizione online del Wall Street Journal, che cita fonti anonime comunitarie, sono due le strade percorribili: un aumento della dotazione del fondo, attualmente pari a 440 miliardi; oppure, concedere allo strumento salva-Stati la possibilità di acquistare bond governativi sul mercato secondario, come sta facendo la Bce. L’indiscrezione ha avuto riflessi immediati sui mercati, dove gli spread si sono fortemente ridimensionati. Il differenziale tra il Btp e il Bund tedesco è passato da 204 a 185 punti, grazie anche al buon risultato dell’asta Bot.

In recupero anche l’euro (a 1,2963 dollari) e le Borse (+1,4% Milano), che dopo lo scivolone di lunedì hanno beneficiato dell’annuncio del Giappone, pronto ad acquistare bond emessi dal fondo anti-crisi. In prima battuta, Tokio ha deciso di stanziare un miliardo di euro per soccorrere l’Irlanda.

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