Non possiamo prendercela con qualche arbitro e nemmeno con qualche rivale superdotato. É bene invece archiviare il recentissimo flop del calcio italiano in giro per l'Europa come una evidente responsabilità delle tre categorie coinvolte: allenatori, dirigenti e calciatori.
Prendiamo i primi: non hanno ancora capito che nelle due coppe tutte le squadre si occupano di perfezionare il loro calcio puntando molto sul gioco invece che sugli aspetti tattici. Dalle nostre parti, invece, succede esattamente l'opposto. Ogni allenatore studia per una settimana i difetti del rivale invece di migliorare i pregi della propria squadra, puntano a trovare il tallone d'Achille invece che a migliorare le perfomances dei proprio atletici. E se questo tipo di preparazione paga in campionato, dove l'equilibrio è sempre più accentuato, in Europa è destinato a soccombere.
Il Napoli ha faticato contro il Liverpool due, la Juve ha sofferto in Austria, il Palermo è stato travolto da un avversario di rango, la Samp ha mostrato la fragilità difensiva, accentuata nell'occasione da qualche debuttante.
Secondo aspetto: le motivazioni. Per tutto l'anno le squadre si azzannano per conquistare un posto al sole come si dice ma appena sono in Europa league ecco che cominciano i lamenti. Patrocinati dagli stessi dirigenti che dovrebbero invece valorizzare quel risultato. Cominciano a lamentarsi del fatto che in Europa league si giochi al giovedì, come se fosse una novità improvvisa; continuano a fare i piangina perchè devono allargare le rose per consentire ai tecnici un turn-over col campionato. Così facendo trasmettono allo spogliatoio l'idea che quella coppa è più un disturbo che una grande occasione per maturare esperienza.
Infine c'è una questione fisica.
I tre motivi che possono spiegare il flop del calcio italiano in giro per l'Europa
In Champions come in Europa league vengono fuori i limiti che chiamano in causa, tecnici, calciatori e dirigenti: 1) incapacità di privilegiare il gioco al posto della tattica; 2) mancanza di grandi motivazioni; 3) scarsa attitudine a recuperare velocemente le forze
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