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I troppi misteri del triangolo islamico

Richard Reid (l’uomo col tritolo nelle scarpe) e i kamikaze Jermaine Lindsay e Zacharias Moussaoui frequentavano le moschee tra Stockwell, Oval e Brixton

I troppi misteri del triangolo islamico

Guido Mattioni

nostro inviato a Londra

Sarà soltanto il caso. O sarà, magari, qualcosa di ben più serio. Il fatto è che in pochi giorni questo insignificante angolo a Sud di Londra, tra le stazioni della metropolitana di Stockwell, di Oval e il quartiere di Brixton, sembra essere diventato magnetico, quasi un polo di attrazione per una serie di sinistri episodi. Ricapitolando, nell’ordine: giovedì, nella subway di Oval, uno dei quattro falliti attentati esplosivi che hanno riportato la paura nella capitale britannica; venerdì l’uccisione da parte della polizia, alla fermata di Stockwell, del povero elettricista brasiliano Jean Charles de Menezes, scambiato per un kamikaze; e sabato un arresto, sempre in zona, di un uomo ricollegabile alla nuova ondata di terrorismo.
Eppure non basta. Perché è sufficiente andare a «grattare» un po’, sotto la patina malinconica di questi sobborghi dormitorio, per venire a scoprire qualcosa di molto interessante, se non di imprevedibile. Qualcosa che dà ulteriore corpo all’immagine del polo di attrazione, di un triste triangolo delle Bermuda senza mare e senza sole. Qualcosa come una delle tante case vittoriane che costellano Gresham Road, a Brixton. Una di quelle villette tutte uguali, di vecchi mattoni rossi, con le finestre dipinte di bianco. Una di quelle da dove ti aspetti di veder uscire una Miss Marple con equipaggiamento standard: cappello, ombrello, carrello della spesa. Basta avvicinarsi per capire che non è una casa qualunque. La differenza sta in un cartello con una scritta eloquente: «In nome di Allah, il più ricco di Grazia, il più misericordioso. Moschea di Brixton e Centro culturale islamico».
Fin qui nulla di strano, perché di moschee improvvisate è ormai piena l’Europa. Il «bello», se così lo si può chiamare, sta nell’albo d’oro dei suoi frequentatori. Un elenco da brivido, che ha fatto di questa moschea periferica, ben nota alla polizia, un primario luogo di ritrovo e formazione per molti personaggi di spicco del terrorismo internazionale. A Gresham Road, tanto per fare un primo nome, era di casa Richard Reid, il cittadino britannico arrestato il 22 dicembre 2001 per aver tentato di far esplodere un aereo di linea dell’American Airlines, in volo da Parigi a Miami con a bordo 197 passeggeri, utilizzando l’ordigno artigianale nascosto nella suola di una scarpa. Reid, che è stato condannato all’ergastolo, si era convertito anni prima all’Islam nel carcere dove stava scontando una pena per crimini minori. Dopo il rilascio era diventato discepolo di tale Abdul el-Feisal, detto «lo sceicco», e guarda caso proprio uno degli ex imam della moschea di Brixton, pur se anche lui cittadino britannico (di origine afro-caraibica) convertitosi in età adulta al Corano.
El-Feisal, che Scotland Yard ritiene strettamente collegato a esponenti di spicco di Al Qaida, è ora in carcere con una condanna a sette anni per aver registrato e diffuso nastri in cui incitava i suoi seguaci a uccidere ebrei e cristiani. E non è finita, perché all’elenco delle «anime candide» che bazzicavano Gresham Road, vanno aggiunti anche Sajid Badat e Jermaine Lindsay. Il primo, grande amico (nonché emulatore) di Reid, era noto a tutti come uno studente modello, sempre promosso a pieni voti. Ma oltre che nello studio, nei tempi morti si applicava ad altro: fino a essere arrestato, nell’ambito di un’indagine di Scotland Yard e dell’MI5, mentre stava confezionando scarpe esplosive identiche a quelle del suo amico. Ora anche lui è in cella, con una condanna a tredici anni. Quanto a Lindsay, era uno dei giovani kamikaze con lo zainetto rimasti uccisi a Londra, dalle loro stesse bombe, nella carneficina del 7 luglio scorso.
E infine, il nome più inquietante: quello di Zacharias Moussaoui, ovvero il cosiddetto «ventesimo» dirottatore dell’11 settembre, l’unico rimasto in vita perché all’ultimo momento non era salito su nessuno dei quattro aerei fatti schiantare sulle Twin Towers, sul Pentagono e nelle campagne di Shankville, in Pennsylvania.

Anche lui, oggi l’unico accusato negli Stati Uniti per quei fatti (rischia la condanna a morte) negli anni Novanta era stato un assiduo frequentatore della villetta-moschea di Brixton.

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