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I verbali dell'inchiesta: teorema senza prove

Macché inchiesta blindata: nelle 389 pagine d’invito a comparire al premier manca qualsiasi evidenza di rapporti sessuali con la minorenne marocchina. Il Cav messo alla gogna per le parole in libertà al telefono di una ragazza

I verbali dell'inchiesta: teorema senza prove

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Per cominciare. La prova regina che incastra l’indagato Silvio Berlusconi al reato di sfruttamento della prostituzione minorile non c’è. Non esiste «evidenza» di riscontri diretti di quel rapporto sessuale contro soldi con la ragazzina marocchina Ruby, dato invece per acclarato dalle indiscrezioni riportate dalla stampa amica delle toghe. Nelle 389 pagine dell’invito a comparire al premier inviate dalla procura di Milano alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (spedite, per la prima volta, anche su supporto informatico) c’è di tutto ma non una foto, un video, un’intercettazione del sesso fra la «bambina» e il presidente del Consiglio. Non c’è la confessione delle vittima sacrificale. Il metodo D’Addario, tanto decantato, è un’invenzione. Ci sono parole in libertà di Ruby, che spesso diventano fango solo a trascriverle, perché contraddicono altre sue confidenze fatte alle amiche, al papà, al fidanzato, a chiunque si imbatta in questa meteorina senza speranze che dall’anonimato s’è ritrovata a decidere lei le sorti dell’Italia non prima d’aver sfruttato la notorietà per guadagnarci su. Un’aspirante soubrette che straparla. Dice una cosa e il suo contrario. Cambia più volte versione nel stesse telefonate intercettate. È teste d’accusa formidabile ma anche teste a difesa inattaccabile. Rubi è una ragazza diventata appena maggiorenne e finita in una vicenda più grande di lei.


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