Mi viene da dire, innanzi tutto: «Forza Italia dove sei?». Il fatto è che sono passati pochi mesi dalle elezioni (quinta o sesta sconfitta consecutiva) e siamo nuovamente spariti dalla politica genovese. Se scrivo a Lei, direttore Lussana, è perché sono amareggiato e deluso del comportamento del partito cui sono iscritto e dei dirigenti liguri, come ho già avuto modo di dire apertamente in numerose occasioni di incontro con i militanti azzurri. Un solo esempio: siamo ormai alla «vigilia» dell'elezione del sindaco, è stato organizzato un primo convegno aperto al pubblico a Palazzo Tursi, ma con la prospettiva di definire identikit e programmi, non ancora un nome. Eppure, se vogliamo battere il centrosinistra, l'esperienza insegna che dobbiamo identificare il candidato almeno 8-10 mesi prima. L'aria che tira è un'altra: come al solito, si farà all'ultimo momento un nome che non sarà quello scaturito da un dibattito a livello locale cittadino, ma pioverà dall'alto dei cieli romani, sicuramente di una persona anziana che conoscerà solo in parte i gravi problemi che esistono in città. Non mi scandalizzo se il candidato sindaco viene fuori dalle primarie: non contengono una verità assoluta, ma sarebbe un momento di democrazia che in Forza Italia oggi sembra latitante, vista la mancanza totale di dialogo interno fra vertici romani e militanti genovesi. Inoltre, non si parla di un programma per Genova, un programma serio, che tenga conto di tutte le problematiche della nostra città a cominciare dal gravissimo problema della massiccia immissione di extracomunitari: ci sono delle zone, cito quella che conosco bene, il Campasso, diventate invivibili per i genovesi, non esiste più il diritto alla sicurezza e alla tranquillità, stiamo arrivando a una vera anarchia, nell'indifferenza dei responsabili istituzionali. La gente chiede che siano rispettate le nostre tradizioni, la nostra storia e soprattutto le nostre leggi. Bisognerebbe reagire con autorevolezza, ma anche qui non vedo alcuna presa di posizione adeguata da parte dei vertici del partito. Vorrei solo far capire alla gente in buona fede e ai dirigenti di Forza Italia che siamo giunti a un punto di pericolosa criticità, non abbiamo una linea politica a cominciare dalle circoscrizioni, ognuno di noi si muove per conto proprio e nessuno interviene, non ci sono incontri e scambi d'opinioni fra gruppo comunale e circoscrizioni. E di fronte ai cittadini che ti sottopongono un problema, non sai dove sbattere la testa per trovare un riscontro e agire in modo coordinato. In sostanza: non vi è nulla che ti faccia capire l'esistenza di uno straccio d'organizzazione. Il commissario metropolitano Roberto Cassinelli ha dato vita a una lodevole iniziativa di sensibilizzazione e coinvolgimento di iscritti e simpatizzanti, che però rischia di rivelarsi inutile, anche perché manca allo stesso Cassinelli l'investitura popolare di un vero congresso. Per non parlare - ma conta, eccome! - di dotazione economica: fare politica senza risorse vuol dire non fare politica. Eppure, caro direttore, nonostante la delusione e le difficoltà che ci sono, noi militanti - finora trattati più da «figuranti» - avremmo ancora tanta voglia di fare, di impegnarci, di costruire per il partito, per la città e per il Paese.
Non vorremmo «mollare» tutto in mano alle sinistre di lotta e di governo. Ci basta che chi ne ha la possibilità faccia chiarezza, e soprattutto dia ascolto alla base del partito, non solo alle sirene interessate agli incarichi.Consigliere di Forza Italia
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