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I vescovi Federalismo in Italia? Sì, se si rinuncia all’egoismo e alla chiusura

La Conferenza episcopale italiana interviene nel dibattito sul federalismo e, nel documento preparatorio delle «Settimane sociali dei cattolici italiani», pronuncia un doppio «no», alla «chiusura egoistica e identitaria di tipo territoriale» e alla «centralizzazione burocratica dello Stato nazione». «Il criterio guida è chiaro: nei rapporti fra i territori debbono crescere il potere dei diversi livelli di governo e la loro responsabilità rispetto alle persone che vi abitano. Il sistema fiscale è l’architrave di questo processo, lontano dalle opposte ideologie della chiusura egoistica e identitaria di tipo territoriale e della centralizzazione burocratica dello Stato nazione», afferma il documento presentato oggi. «Nelle condizioni politico-istituzionali date, trova adeguata soddisfazione il principio di sussidiarietà?», si domanda la Conferenza episcopale italiana. «Al momento si prevedono dosi massicce di uniformità anche per i territori fiscalmente autosufficienti, rimettendo in moto un meccanismo centralistico che non fa crescere poteri e responsabilità, che rende un servizio incerto al principio di solidarietà e dimentica i pregi sistemici del principio di sussidiarietà». Allo stesso tempo, rileva la Cei, «abbiamo a che fare con politiche di riforma caratterizzate da molti elementi d’incertezza, a metà strada tra un funzionale compromesso fra principi di uguale valore (autonomia fiscale e riduzione delle diseguaglianze tra i territori) e la produzione di decisioni-manifesto, spendibili sul piano del consenso ma fragili sul piano dell’architettura istituzionale e del tasso di reale innovazione.

È forse opportuno intraprendere un percorso che consenta di meditare nuovamente sui dualismi e sulle differenze territoriali del Paese, ampliando la riflessione al federalismo inteso come decentramento funzionale e non solo territoriale, evitando gli effetti perversi di quello che viene etichettato come «federalismo per abbandono» e analizzando le potenzialità di soluzioni istituzionali differenziate per le diverse realtà territoriali, secondo un’intuizione che in fondo apparteneva agli stessi costituenti».

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