Ictus, si può salvare un terzo dei colpiti

Ictus, si può salvare un terzo dei colpiti

È possibile salvare oltre un terzo (34,8%) delle persone colpite da ictus ischemico acuto, il 90% di tutti gli ictus cerebrali, somministrando un farmaco endovena (alteplasi) entro quattro ore e mezza dall'evento (trombolisi EV) o, in alternativa, ricorrendo a un intervento di tipo meccanico, basato sulla rottura del coagulo che ha determinato l'ictus con cateteri intra-arteriosi, sempre più piccoli, risalenti fino all'ostruzione, entro 6 ore dall'attacco (trombolisi IA). Una precisazione: salvare significa che a tre mesi dall'intervento, oltre alla sopravvivenza, è garantita l'assenza o quasi di disabilità conseguente. È una piccola, grande rivoluzione quella innescata dallo studio tutto italiano Synthesis Expansion, appena pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine e i cui risultati stanno facendo il giro del mondo. Una rivoluzione. Perché lo studio mette nero su bianco l'efficacia dell'intervento tempestivo, migliorando del 23% il dato della mortalità/invalidità; perché, in forza di ciò, impegna i sistemi sanitari a dotarsi di adeguati percorsi clinici e idonee strutture (stroke unit, un miraggio in molte parti d'Italia, soprattutto al Sud); perché una volta dimostrata in modo inoppugnabile la sostanziale equivalenza tra i due trattamenti, fa definitivamente pendere la bilancia verso la più economica terapia farmacologica, che per un uomo di 70 kg costa tra i 1.000-1.500 euro, mentre con il trattamento meccanico i costi possono arrivare anche a 18 mila euro. Gli effetti già si notano. «Pare che le assicurazioni americane - dice Alfonso Ciccone, coordinatore dello studio e direttore del dipartimento di Neurologia e Stroke Unit dell'ospedale Carlo Poma di Mantova - non vogliano più rimborsare le trombolisi intra-arteriose. In Italia, l'impatto sarà minore perché la pratica non è così diffusa. Certo, da oggi un medico non deve sentirsi più in colpa se pratica solo la trombolisi endovena: un mito è stato sfatato, il trattamento intra-arterioso non è superiore come tutti credevano. Mi aspetto però, a fronte della solidità dei dati, che il Ssn faccia molto di più per garantire la terapia trombolitica su tutto il territorio». Non sarà facile: a fronte di un fabbisogno stimato di 250 stroke unit, in Italia se ne contano solo 150 e mal distribuite: 35 in Lombardia, 20 in Piemonte, 5 in Sicilia, 1 in Campania (zero a Napoli), 5 a Roma e zero nel resto del Lazio.
Il Synthesis Expansion è uno studio indipendente, finanziato con 550mila euro di fondi pubblici dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). È partito a febbraio 2008 e ha arruolato fino allo scorso aprile 362 soggetti vittime di ictus tra i 18 e gli 80 anni. Hanno partecipato 25 centri specialistici ospedalieri in Lombardia, Veneto, Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Emilia, Toscana, Umbria, Lazio e Puglia.

Riguardo l'obiettivo che lo studio si era prefisso, ovvero valutare se la trombolisi IA, rispetto alla EV, aumentasse la sopravvivenza in condizioni di autonomia del paziente a tre mesi dall'evento, si è riusciti a migliorare un dato già presente in letteratura, cioè che la mortalità/invalidità a tre mesi dal trattamento EV è dell'11 per cento. In particolare, proprio grazie alla terapia trombolitica con alteplasi endovena, sopravvivono all'ictus in condizioni di indipendenza 103 pazienti in più ogni 1.000 trattati.

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