Idea «Buttiamo via la malinconia per farci investire dall’allegria»

Caro Massimiliano, mi rivolgo a te con grazie. Un ringraziamento può essere già eloquente in sé, ma questa volta vorrei dirti grazie ricollegandomi a due fatti che confluiscono un unico pensiero ed in un'unica realtà: Genova.
Grazie per l'articolo del 23 giugno riecheggiante il primo singolo del nuovo album di Caparezza, «Good-bye Malinconia» e grazie per aver dato la possibilità di trascorrere una bella, simpatica e utile serata presso la redazione de il Giornale ad un gruppo di tuoi fedelissimi lettori che si sono soprannominati «le menti pensanti», i creatori dei dibattiti de il Giornale.
Esiste un nesso tra questi due mondi apparentemente distinti e distanti ma collegati ad un filo sottile che non è altro che il concetto di «Malinconia» o malinconia che, come fai notare giustamente tu, riporta direttamente alla nostra cara ed amata ma tanto odiata città.
Premetto che Caparezza, in quanto cantante rap, capellone, pseudo amico dei no global non mi piace punto. Ma questo è un gusto personale. D'altronde, è anche pugliese, è un cantautore e quindi mi torna già più simpatico. Inoltre, è uno di quei cantautori moderni che creano album e canzoni a tema, portando avanti tematiche e refrain all'interno di uno stesso album e proseguendo questo cammino - nel suo caso rap, ironico e riflessivo - con album successivi (un pò come avviene per certa musica metal, melodic speed metal, si pensi solo ad «Avantasia» ideata da Tobias Smollet, leader degli Edguy).
La musica impegnata sa anche essere costruttiva e nel caso di Caparezza è tornata utile ad un Lussana che ne ha colto subito l'aspetto di quella malinconia generalizzata e nell'aria che si respira a Genova. Genova, città bella, sublime, cantata in tanta musica negli anni, proprio perché si presta a note poetiche. Ma perché allora diventa una città malinconica e triste? Questa è una domanda che si dovrebbero porre i cittadini, gli elettori, i lettori de Il Giornale, i politici locali. E rimaniamo a discutere in ambito politico in quanto in questa sede il dibattito è prettamente politico.
Penso che Genova sia malinconica e triste per una serie di motivi che in queste pagine si elencano ogni giorno, dalle buche sulle strade, alla sanità, dalla sporcizia ai disservizi, dalla moschea all'immigrazione clandestina, dagli scioperi ai centri sociali e così via. Ma il legame che unisce questi fattori è essenzialmente uno: il menefreghismo da parte del genovese «d'hoc», l'individualismo esasperato che sfocia nel personalismo, la mancanza di «pathos», di passione (come è emerso nel corso della serata in redazione) e di voglia di vincere.
Dobbiamo abbattere il muro della malinconia e farci investire da allegria, da voglia di vivere ed emergere.
Per questo motivo credo che il gruppo che si è creato spontaneamente sulle pagine de il Giornale possa essere propedeutico dal punto di vista della forma per dare esempio di darsi da fare, di mettere la propria faccia a fini utili per l'intera società o per una fetta di società che non la pensi a sinistra, e dal punto di vista della sostanza, per creare una sorta di contenitore progetto che unisca tutte le forze di centro destra con lo scopo ultimo di lavorare per la gente e con la gente, contrastando le forze della sinistra sempre più in auge e per convincere i «moderati» e/o dubbiosi di voler vincere, di voler puntare in alto, al massimo.


Questa potrebbe essere l'unica soluzione per strappare la città di Genova alla sinistra, per cambiare rotta, per innovare e risanare uno splendore ridotto ad un cumulo di malinconia.
Noi lettori e «menti pensanti» de il Giornale siamo qui per questo, per fare da filtro ad un progetto vitale per la città. Grazie ed affettuosi saluti.

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