Controcultura

Le idee liberali da Epicuro a Bruno Leoni

Quella elaborata da Raimondo Cubeddu è una lunga e ininterrotta ricerca sulle ragioni della società libera e sui suoi fondamenti intellettuali

Le idee liberali da Epicuro a Bruno Leoni

Quella elaborata da Raimondo Cubeddu è una lunga e ininterrotta ricerca sulle ragioni della società libera e sui suoi fondamenti intellettuali. Filosofo politico cresciuto alla scuola di Giuliano Marini, in mezzo secolo di ricerca egli ha affrontato autori e temi molto diversi, ma sempre entro un progetto di ricerca volto a comprendere le ragioni schierate a difesa dell'autonomia degli individui e le condizioni indispensabili alla convivenza.

Presso i tipi di Salomone Belforte, è uscita un'antologia dei suoi scritti dal titolo Il valore della differenza. Studi su Carl Menger, in cui sono raccolti alcuni tra i principali testi che egli ha dedicato al padre dell'economia austriaca. Il volume ha molte virtù e tra le altre quella di aiutarci a capire perché un filosofo possa (anzi: debba) orientarsi verso la riflessione mengeriana e quindi verso la più radicale teorizzazione dell'idea che il valore è sempre soggettivo: ciò che rende impensabile ogni prospettiva socialista e ogni idea di un interesse generale. In stretta connessione con questa opera è l'antologia Scambio dei poteri e stato delle pretese. Scritti su Bruno Leoni (pubblicato da IBL Libri, con una prefazione di Alberto Mingardi), dedicato a quello studioso che Cubeddu più di tutti ha avuto il merito di «riscoprire» nel corso degli anni Novanta, sottraendolo alla zona d'ombra in cui era finito a causa delle sue tesi anti-stataliste e del suo realismo giuridico, incompatibile con l'impostazione post-kelseniana di larga parte della filosofia del diritto contemporanea. In questi scritti Leoni è collocato nelle sue fitte relazioni intellettuali, ma anche di tale pensatore è evidenziata la ricchezza degli spunti presenti nei diversi lavori, le cui potenzialità non sono state ancora totalmente comprese.

Di Leoni si parla pure anche ne La cultura liberale in Italia (edito da Rubbettino), ma stavolta insieme a Manzoni, Rosmini, Einaudi, Croce e tanti altri. I testi raccolti delineano un quadro culturale ben specifico, quello del liberalismo italiano, che nell'arco degli ultimi due secoli ha assunto caratteri suoi propri. Ed è chiaro che di questo universo, Cubeddu rappresenta una delle figure fondamentali da vari decenni a questa parte. Nello studioso sardo, in effetti, la passione per la libertà è genuina, ed è unita a una sincera passione per la conoscenza, che lo porta a scavare nei testi e ricostruire le genealogie intellettuali, e soprattutto lo conduce a muoversi senza dogmi e senza preconcetti. Pur nutrito di una visione della società che deve molto all'idea straussiana secondo la quale il liberalismo sarebbe la soluzione del problema politico attraverso mezzi economici (e quindi di un sostanziale disinteresse per ogni etica politica o metafisica secolare), Cubeddu ha sempre prestato attenzione alla religione e in particolare al cristianesimo: nella convinzione che, a dispetto del fatto che la Chiesa oggi si faccia ascoltare quasi soltanto quando si «mondanizza», il fenomeno religioso ha una sua dimensione strutturale che non può essere sottostimata.

Come ha rilevato Adriano Fabris, per Cubeddu nella modernità «l'eudemonismo di massa viene posto a fondamento della società politica e dello Stato»: e da questo discende che il contrasto cruciale del nostro tempo è tra la lezione di una Chiesa, che permane tale quando è restia ad accettare la corrente, e una sorta di epicureismo sempiterno, secondo il quale «il soddisfacimento delle aspettative individuali diventa l'unica unità di misura che consente di valutare fini, comportamenti e istituzioni».

Sono considerazioni originali e sulle quali ogni uomo di fede dovrebbe riflettere; ed è interessante che vengano da «un liberale, laico ma non anticlericale», e anche per tali ragioni indotto a osservare i nostri anni tempestosi con la massima onestà intellettuale.

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