Erika Falone
Il popolo rossoblù replica: dopo la manifestazione di ieri pomeriggio, l'appuntamento è stato fissato per domani alle 18.30 in piazza De Ferrari. Tutti convocati, nessuno escluso, per far sentire nuovamente la propria voce. Tutti portati all'esasperazione dalla sentenza del Tribunale di Genova che ha condannato la squadra alla serie C.
«Siamo incazzati neri - ha detto Leo Berogno, presidente dell'Associazione Club Genoani -. È evidente che si è voluto colpire la figura del presidente Preziosi e lo si è fatto attraverso la squadra. È una sentenza assurda che non rispetta la storia del Genoa e la storia del calcio italiano». E rincara: «Si è abusato del fatto che in questa città c'è rispetto per il calcio come era una volta, uno sport che ormai è quasi solo un business gestito dalle televisioni. Si è abusato di una tifoseria rispettosa e civile». Ma la sentenza non ha messo in ginocchio l'orgoglio rossoblù. «Se qualcuno pensa che in questo modo possano sparire il Genoa e i suoi tifosi se lo scordi, perché i genoani seguiranno il Grifone sempre e ovunque. Siamo già risorti tre anni fa, non c'è nessun problema».
Ieri pomeriggio è partito tutto da un sms. A tutti i genoani: alle 17 in piazza Alimonda. Puntuali, a quell'ora erano già un migliaio.
Rapidamente la piazza è stata occupata e il traffico è stato paralizzato, un cassonetto è stato bruciato, mentre si organizzava un corteo diretto verso il centro.
La manifestazione non era stata organizzata preventivamente, non c'era una strategia precisa e il gruppo, anche se compatto si è mosso per la città senza una meta precisa. Famiglie, madri con i bambini e anziani hanno sfilato indossando i colori della strada. Ma nel corteo hanno trovato spazio anche animi più aggressivi e nervosi. Non sono stati pochi i momenti tensione, uno dei quali ha visto coinvolti due cameramen di Mediaset che stavano filmando la manifestazione con una telecamera amatoriale, accerchiati da un gruppo di tifosi.
Tra cori e fumogeni, i tifosi hanno fermato le macchine di Corso Torino, Corso Buenos Aires. Fumogeni, cassonetti bruciati. Disagi soprattutto per il traffico, bloccato proprio nell'ora di punta.
Dopo aver attraversato via Brigate Partigiane, il corteo si è diretto verso la sopraelevata. Non prima però di aver lanciato un razzo fumogeno contro la questura di Genova. La polizia in tenuta antisommossa si è sempre tenuta a distanza per evitare di appesantire ulteriormente la situazione.
Verso sera, i manifestanti sono tornati verso corso Torino, diretti allo stadio.
«Ci riteniamo un valore aggiunto a una squadra di calcio - dice ancora il capo dei tifosi organizzati - e abbiamo fatto cose importanti, come portare i bambini in trasferta a Empoli, ma sono segnali che non sono stati presi in considerazione».
I commenti fra le fila del corteo, sono sempre gli stessi, quale che sia l'età del tifoso: «Siamo arrivati al limite, ma hanno fatto di tutto per farci arrivare a questo punto».
In mille oggi, domani saranno ancora di più.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.