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Ifil-Exor, il giudice chiede una perizia Rinviata la sentenza

Il giudice del processo Ifil-Exor, in corso a Torino sull’equity swap del 2005 relativo a Fiat, ha deciso il rinvio dell’udienza al 4 maggio per una non meglio precisata perizia. «Vi è l’assoluta necessità di un accertamento tecnico peritale», ha detto in apertura di seduta il giudice Giuseppe Casalbore, senza fornire ulteriori dettagli.
Ieri, infatti, era prevista la sentenza per i tre imputati accusati di aggiotaggio informativo (Gianluigi Gabetti, presidente onorario di Exor, Virgilio Marrone, manager della holding Agnelli, e Franzo Grande Stevens, da sempre vicino alla famiglia torinese e definito l’avvocato dell’Avvocato) per i quali i difensori hanno chiesto l’assoluzione e il pm condanne tra un anno e mezzo e i due anni e mezzo di reclusione.
L’inchiesta nasce da vicende del 2005, quando Ifil, allora cassaforte della famiglia Agnelli, oggi fusa in Exor, ricorrendo a contratti di equity swap riuscì a mantenere il 30% di Fiat dopo la conversione in azioni del prestito concesso da otto banche. Il punto del contendere è il comunicato stampa emesso il 24 agosto 2005 da Ifil, su richiesta di Consob. Documento in cui la holding del gruppo Agnelli comunicava al mercato che non erano stati intrapresi studi e iniziative riguardanti il titolo Fiat. Anche se si annunciava - nello stesso comunicato stampa, uscito a ridosso della scadenza del prestito convertendo Fiat - che Ifil intendeva rimanere azionista di riferimento del Lingotto.
Su tutta la vicenda aleggiano ancora diversi interrogativi. E forse, a fronte di questi dubbi, il giudice Casalbore ha voluto vederci più chiaro.

«Crediamo - dice l’avvocato Marco Ferrero - che il tribunale di Torino abbia ritenuto opportuno verificare gli effetti che il comunicato ha avuto sul mercato. Se è così, vuol dire che le nostre obiezioni hanno trovato una parziale rispondenza». «Rimango in attesa ormai da quattro anni. Attendo con serenità», ha commentato Gabetti.

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