Pierluigi Bonora
da Milano
Ifil, Fiat e SanpaoloImi sempre più legate a doppio filo. Ritenere che una volta scattato il «convertendo», con lingresso delle banche nel capitale del Lingotto, il rapporto tra gli Agnelli e listituto di credito torinese possa diventare ancora più stretto non è unipotesi infondata. Il corteggiamento tra le parti si sta infatti intensificando (il Sanpaolo ha in mano l1,5% della Fiat, mentre Ifil ha da poco aumentato la propria partecipazione nella banca dal 4,77 al 6,3% del capitale ordinario, pari al 4,9% del totale). Listituto guidato da Enrico Salza, inoltre, a settembre crescerà ulteriormente in Fiat: allattuale 1,5% si aggiungerà la quota di spettanza relativa al convertendo (3,62%), per un totale di 5,12%. Ma cè anche chi non esclude, per il futuro, una maggiore presenza di Ifil in piazza San Carlo.
A rafforzare il feeling tra le due realtà, da una parte Ifil e Fiat, dallaltra il Sanpaolo Imi, è stata la presenza ieri mattina di Alfonso Iozzo allassemblea dellAccomandita Giovanni Agnelli & C. Lamministratore delegato del gruppo bancario, «amico di vecchia data della famiglia Agnelli», come ha ricordato Luca di Montezemolo, ha ufficialmente partecipato allincontro nella veste di relatore. Davanti a Gianluigi Gabetti, presidente dellAccomandita, e ai soci accomandatari, Iozzo ha fatto il punto sulla situazione economica in generale. «Abbiano chiesto al Sanpaolo di farci un quadro economico - ha spiegato Gabetti - e il dottor Iozzo si è offerto di venire a parlare». Lintervento del top manager di piazza San Carlo è da interpretare anche come ringraziamento per le parole che lo stesso Gabetti ha riservato alla banca durante la recente assemblea dellIfil: «La nostra decisione di investire nel Sanpaolo Imi è dettata da due ragioni: la constatazione della solidità patrimoniale e finanziaria dellistituto, la grande fiducia nel management».
Quale scenario si prospetterebbe, a questo punto, dopo il 26 settembre? Il Sanpaolo Imi, come anticipato dal Giornale, dovrebbe essere lunica tra le banche del convertendo ad affiancare Ifil nel sostenere la Fiat. Insieme, banca e holding formerebbero unalleanza di ferro detenendo oltre il 27% del capitale del gruppo industriale con la possibilità, magari più avanti, di formalizzare un possibile accordo. Già in passato, la holding degli Agnelli aveva imboccato questa strada insieme a Mediobanca, Deutsche bank, Generali e Alcatel Alsthom. A dimostrazione degli ottimi rapporti tra Sanpaolo Imi e mondo Fiat cè anche la decisione, lo scorso maggio, di Salza e Iozzo di ricevere un delegazione di cassaintegrati di Mirafiori. Tornando a ieri, una volta conclusa lassemblea che ha approvato i conti 2004 dellAccomandita, Iozzo ha sottolineato che «non si è parlato di convertendo», mentre Gabetti, più in generale sulla situazione della Fiat, ha ribadito che «future will tell», cioè che «sarà il futuro a parlare».
Si infittiscono inoltre le voci di unimminente uscita del direttore finanziario del gruppo, Luigi Gubitosi. A giorni ci sarà infatti lannuncio ufficiale del suo ingresso alla corte di Sawiris, il finanziere egiziano che ha rilevato la compagnia di telefonia Wind. Gubitosi in prima istanza sarebbe chiamato a gestire il più importante Lbo (levereage buy out) fatto in Europa dal valore di 9 miliardi di euro. Sarebbe inoltre il trait dunion con il sistema bancario i cui buoni rapporti eredita dallesperienza in Fiat. Proprio sui diversi atteggiamenti con gli istituti di credito, si sarebbe incrinato il rapporto tra Gubitosi e Sergio Marchionne. Al Lingotto intanto la situazione finanziaria è sufficientemente tranquilla da dare un po di tempo a Marchionne per scegliere un successore, che per il momento non sarebbe stato ancora individuato.
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