«Lo scenario in cui listituto attualmente opera denota un modesto grado di efficacia e pressoché assoluta inefficienza». Una relazione dai contenuti significativi quella con cui, nella seduta del 25 luglio, la Commissione parlamentare di inchiesta sull«efficacia e lefficienza del servizio sanitario nazionale» ha dato conto del sopralluogo effettuato lo scorso 2 aprile presso lIfo capitolino Regina Elena (lIstituto nazionale tumori) - San Gallicano (Istituto Dermatologico). A visitare lIstituto era stata una delegazione della Commissione composta dal senatore di Forza Italia e presidente Antonio Tomassini, dal senatore di Alleanza nazionale Cesare Cursi e dalla senatrice della Margherita, Paola Binetti. Motivo del sopralluogo - e della audizione che ne era seguita -, la chiusura del centro trapianti del Regina Elena e il suo trasferimento presso il San Camillo-Forlanini. Ad accompagnarli anche rappresentanti delle forze dellordine. A riceverli, il direttore generale Marino Nonis.
Assente invece - come si evince dal resoconto pubblicato sul sito internet del Senato - il direttore scientifico del Regina Elena, Paola Muti, «per improrogabili impegni professionali» nonostante la comunicazione della visita «fosse stata anticipata con molto preavviso». Un forfait, quello della Muti, che «non ha permesso di chiarire la strategia generale dellattività di ricerca traslazionale e clinica», indicate come «le finalità principali di un Irccs». Numerosi, tuttavia, i punti critici evidenziati.
Carenze e «gravi anomalie». «Come relazionato dal direttore sanitario - si legge nella relazione di Cursi - si lamenta la carenza di talune figure mediche specialistiche e di tecnici specializzati che pregiudicano non poco lattività dellIstituto». Tanto che delle cinque «Pet» presenti nel Lazio, due sono ubicate presso il Regina Elena con una produttività potenziale di circa 20 esami al giorno «e invece, a motivo di tali carenze di organico, è di circa venti Pet la settimana». Altri problemi organizzativi riguardano «limpossibilità ormai da molti mesi di effettuare esami istologici temporanei in camera operatoria. Criticità che provoca il raddoppio dei tempi di anestesia per i pazienti sottoposti a intervento chirurgico».
Lo stato dei macchinari. «Altro rilievo - continua il documento - è la vetustà delle apparecchiature in uso presso la radiologia, ove manca un mammografo digitale, mentre lecografo per la diagnosi senologica risale a molti anni fa. Anche la risonanza magnetica e le due TAC sono di vecchia generazione così come langiografo per la radiologia interventistica». Sotto laspetto finanziario infine, «lIstituto incredibilmente non si è ancora dotato di un sistema informatico-contabile».
Il «Consiglio di indirizzo e verifica». «La Regione Lazio - si legge - non ha ancora provveduto alla nomina del consiglio e del comitato tecnico scientifico. Pertanto lattuale direttore generale si trova a operare quale organo monocratico». Senza contare la mancata approvazione del Regolamento di organizzazione e funzionamento. «In realtà - continua il documento - una bozza già esiste e sarebbe articolata su un modello dipartimentale strutturale per patologia dorgano» che tuttavia ha riscontrato la pressoché unanime contrarietà dei medici e dei ricercatori in quanto confusa, contraddittoria e dannosa per la loro professionalità e soprattutto per i pazienti».
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