Ikea parla sempre più italiano Ma cresce meno e abbassa i prezzi

In un panorama di economia sofferente, fa sensazione leggere i dati diffusi ieri da Ikea Italia, la società italiana della multinazionale svedese dell'arredamento: il fatturato è cresciuto, in piena crisi, del 6,5% a 1.640 milioni (il bilancio chiude il 31 agosto). Meno dell'11% dello scorso anno, ma ciò anche in conseguenza della politica commerciale del gruppo, che ha preferito far scendere i prezzi (mediamente del 3%) per andare incontro alla clientela.
Non sono ancora noti i dati globali della multinazionale con sede a Helsingborg; l'ultimo disponibile (2009-2010) indicava un fatturato complessivo di 23,5 miliardi, con un utile netto leggermente superiore al 10%. Molto interessante è il rilievo dell'Italia nella geografia del gruppo: sul lato delle vendite rappresenta il 7% del fatturato totale, quarto Paese dopo Germania (16%), Usa (12%) e Francia (10%); su quello delle forniture l'Italia è terza, con un peso dell'8% sul totale degli acquisti del gruppo, dopo Cina (22%) e Polonia (18%), seguita da Svezia e Germania. Se al dato sulla Polonia venisse sottratto il valore delle merci prodotte direttamente da Ikea, con impianti propri, l'Italia come Paese fornitore salirebbe al secondo posto.
Il gruppo - che non è quotato in nessuna Borsa del mondo - non comunica il valore degli acquisti effettuati in Italia, ma questi si possono stimare con un buon grado di approssimazione, in oltre 1,2 miliardi. Questa è la dimensione del contributo di Ikea al Pil italiano, o meglio, del Pil del Nordest, dove Ikea acquista più di quanto compri in Svezia o in Germania. Le prime tre regioni fornitrici, con volumi di gran lunga superiore a tutte le altre, sono il Veneto, il Friuli e la Lombardia. Oltre l'80% degli acquisti in Italia sono mobili, poi rivenduti in tutto il mondo; di questi, il 34% sono cucine, il 28% camere da letto e il 14% scaffalature. In più, il gruppo investe in Italia in nuove aperture: tra le ultime, il negozio di Catania ha comportato un investimento di circa 70 milioni e l'ampliamento di Carugate, lo storico magazzino nei pressi di Milano, è costato 40 milioni.
Per quanto riguarda i prezzi, Ikea elabora un indice basato sul proprio catalogo, che messo a confronto con l'indice Istat dei prezzi al consumo indica l'attenzione al portafoglio del cliente. Fatto 100 il livello dei prezzi del 2001, quelli Istat oggi sono a quota 121,2, quelli Ikea sono a quota 82,2.
Molti prodotti sono in vendita da molti anni, così è facile confrontare il vantaggio: una camera da letto «tipo» che nel 2002 costava 1.104 euro, oggi è scesa a 725.

Una quota ormai significativa del fatturato viene anche dalla ristorazione e dai prodotti alimentari, che non appartengono al core business ma che aumentano i servizi offerti: qui i ricavi dello scorso anno sono stati pari a 92,2 milioni di euro (più 8%), con 16 milioni di clienti sul totale di 46 milioni di visitatori.

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