Tra gli imbattibili supereroi vince l’imbranato: Kick Ass

Perché migliaia di persone vogliono essere Paris Hilton e nessuno vuole essere Superman? Sì, perché? E lei non ha nemmeno tette». Questa battuta sintetizza perfettamente lo spirito di Kick-Ass, il cinecomic di Mark Millar, diventato già un cult negli Usa, che si appresta, dall’1 aprile, a ritagliarsi, anche in Italia, pagine sui media e una buona fetta di considerazione al botteghino e tra il pubblico. Cosa ha di diverso dai soliti supereroi dei fumetti trasposti su grande schermo? Che il protagonista non è stato punto da ragni, non proviene da altri pianeti e non ha superpoteri ma, anzi, è un imbranato totale o meglio, come si definisce lui: «Un idiota in una muta da sub», comprata su eBay per 99,99 dollari. Eppure, nonostante queste premesse, non vi ritrovate con il solito film demenziale o di parodia delle gesta dei vari Batman, Superman e compagnia volando. Qui, si sbeffeggiano certo tutti quei mascherati che ce la menano ad ogni film con frasi del tipo «Da un grande potere derivano grandi responsabilità» ma lo si fa con una pellicola che, non è una esagerazione, sa essere pulp come un film di Tarantino, divertente più di un cinepanettone (non che ci voglia molto ultimamente), intelligente come un film di Anderson e visionaria come uno di Snyder. Con un personaggio, quello della ragazzina undicenne Hit-Girl, impersonata dalla bravissima Chloé Moretz, che amerete e vi catturerà quanto e più della Uma Thurman di Kill Bill, con la sua tutina di pelle e parrucca viola che alterna ad una divisa da scolaretta giapponese.
Dave (l’Aaron Johnson già visto come Lennon in Nowhere Boy) è un liceale annoiato che si masturba pensando ai seni della professoressa di inglese o guardando le foto di donne africane nude. Ha una gran passione per i fumetti e questo amore lo spinge, dopo essersi posto la domanda iniziale di cui sopra, a comprare una tuta su Internet e a trasformarsi in un giustiziere mascherato che si fa chiamare Kick-Ass, armato del nunchaku di Bruce Lee. O meglio, queste sarebbero le intenzioni perché le prime uscite si rivelano un disastro con tanto di pugnalata ricevuta che per poco lo spedisce all’altro mondo. Un giorno, però, spinto anche da una buona dose di coraggio ed incoscienza, mette in fuga, alla sua maniera, una banda di tre malviventi che sta picchiando un malcapitato. La scena viene ripresa dal solito cellulare e postata in rete facendo di lui, in men che non si dica, un fenomeno mediatico. E qui, naturalmente, si può cogliere la frecciatina su un mondo reale capace di trasformare in star perfette nullità. Per contattarlo, poi, non ci vuole molto: basta scrivergli un post su Myspace e lui arriva.
Intanto, un boss mafioso, per un errore, si convince che sia proprio Kick-Ass ad avergli fatto fuori numerosi uomini della sua banda, dandogli così la caccia. In realtà, a far piazza pulita dei cattivoni sono due personaggi mascherati dalle notevoli capacità balistiche e delle arti marziali, ovvero Nicolas Cage alias Big Daddy (ex poliziotto finito in carcere per colpa del boss che va in giro con un costume stile Batman) e la sua figlioletta Hit-Girl che per il compleanno si fa regalare coltelli butterfly e si esibisce con una parrucca viola che farà tendenza. Suo malgrado, il povero Dave, mentre ci prova con la ragazza di cui è innamorato (ma lei lo crede gay), si ritroverà coinvolto in un gioco più grosso di lui. Impossibile, però, uscirne senza vittime.
Linguaggio fortemente scurrile e violenza portata all’estremo (la ragazzina, da questo punto di vista, è una macchina da guerra più devastante di Terminator) hanno suscitato, negli States, numerose polemiche. Il film è, senza dubbio, uno dei più politicamente e socialmente scorretti visti negli ultimi anni ma il suo fascino sta proprio in questa forza trasgressiva che non stanca mai lo spettatore. In America è andato così così al box office (48 milioni di dollari) esplodendo letteralmente, come fenomeno di culto, con il dvd che ha portato nelle casse ben 225 milioni (ne è costato 28). E pensare che il regista Matthew Vaughn, marito di Claudia Schiffer, ci ha messo dei soldi di tasca propria quando si è visto rifiutare il soggetto dagli studios, attingendo anche a finanziamenti privati (uno che ci ha creduto è stato Brad Pitt); mai azzardo fu più azzeccato.

Del film (si sta lavorando alla sceneggiatura del sequel), Millar ha detto: «Kick-Ass è per i film di supereroi quello che Pulp Fiction di Tarantino è stato per i crime movie: sarà impossibile d’ora in poi ignorarlo». Difficile dargli torto.

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