Immagine contemporanea di un'intuizione estetica

Torna alla ribalta il design del primo orologio della Maison, del 1988, dalle inconfondibili rotondità

Immagine contemporanea di un'intuizione estetica
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Afferma Mathieu Hegi, Direttore Artistico della Fabrique du Temps Louis Vuitton, riguardo il nuovo modello Monterey: "Reinterpretare una creazione significa rispettarne il design e lo spirito. Manteniamo gli stessi codici grafici, cercando però una sensazione più moderna e sofisticata". La fonte d'ispirazione sono niente meno che i primi orologi da polso della Maison, immaginati, nel 1988, dalla mente geniale di Gae Aulenti, friulana di Palazzolo della Stella, classe 1927, tra i più importanti architetti della sua generazione, con un talento unico per il design ed il restauro architettonico (nel 1986 aveva terminato la ristrutturazione del Museo d'Orsay, all'interno dell'ex stazione di Parigi). Si trattava del LV I e il LV II, con corona al 12: il primo era un ore del mondo, su cassa da 40 mm in oro bianco o giallo, priva di anse e prevedeva un datario analogico periferico retrogrado a lancetta centrale, fasi di luna al centro e sfere a siringa scheletrate, il tutto declinato nelle tonalità del rosso e del blu; il secondo, invece, da 37 mm, in ceramica nera, oltre al datario analogico periferico circolare, aggiungeva la funzione di sveglia. Questi modelli erano denominati Montre 1 e Montre 2 e si sono rivisti durante le sfilate parigine Autunno-Inverno 2025 di Louis Vuitton. Il nome Monterey deriva dalla pronuncia americana del nome montre (orologio, in francese), come detto, la definizione dei due modelli del 1988 e ne mantiene il carattere strutturale e i codici grafici sul quadrante, semplificandone, però, l'espressività, negli originali ispirata a Gae Aulenti dallo spirito del viaggio, proprio della Maison. È stato scelto l'oro giallo per vestire una cassa rotonda, bombata, in oro giallo da 40 mm (12,2 mm di spessore), impermeabile fino a 50 metri, con fondello chiuso e inciso con il numero di serie progressivo di un'edizione limitata a 188 pezzi e completata da un cinturino passante a sgancio rapido in pelle di vitello nero, con fibbia ad ardiglione: realizzata e lucidata presso la Fabrique des Boîtiers Louis Vuitton adatta, evidentemente, la corona al 12, leggermente più bassa e più larga rispetto all'originale, con finitura a Clous de Paris. All'interno, pulsa il calibro automatico di manifattura LFT MA01.02, operativo a 28.800 alternanze/ora (bilanciere a regolazione inerziale) e scorrente su 26 rubini, la cui autonomia è di 45 ore: il rotore è in oro rosa a 18 carati, con fascia periferica caratterizzata da intagli a V ispirati dal monogramma Louis Vuitton, mentre i ponti semicircolari sono rifiniti microbillé. E veniamo, quindi, al quadrante bianco in smalto Grand Feu, protetto da vetro zaffiro antiriflesso: la polvere di smalto è applicata a mano su di una base in oro bianco e cotta in strati successivi per ottenere la giusta opacità; poi, tale superficie uniforme è trattata con carta abrasiva e vetrificata con dieci cotture a 720°, al fine di arrivare ad un effetto opalino.

La pura funzionalità solotempo si definisce a tampone, impiegando un impasto, sempre a smalto, nei colori blu, rosso e nero, per riprodurre, fedelmente al concept di Gae Aulenti, le scale a chemin de fer e gl'indici orari: sono necessarie otto applicazioni per ciascuna cromia, quattro a 460°C ed altrettante a 600°C. Le sfere sono sempre a siringa e scheletrate, laccate in rosso, mentre i secondi centrali sono in acciaio azzurrato.

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