Roma - Italia nelle retrovie in Europa per numero di stranieri in rapporto al totale dei residenti (sono il 5%). Ma c’è una netta differenza tra il Centro-Nord, dove gli immigrati rappresentano il 6,8% della popolazione ed il Sud, dove la quota di stranieri si ferma all’1,6%. È quanto emerge dal primo Rapporto del ministero dell’Interno sull’immigrazione in Italia (curato da Marzio Barbagli) presentato oggi dal ministro Giuliano Amato.
Centro-nord parla sempre più straniero
Dunque, rileva il
Rapporto, se l’Italia ha oggi un numero di stranieri ancora di
gran lunga inferiore a quello del resto d’Europa, il dato del
Centro-Nord si colloca vicino, o anche superiore, a quelli di
Francia, Svezia, Danimarca, Irlanda e Paesi Bassi. "La crescita
solo modesta della presenza straniera al Sud e quella assai più
forte al Nord - sottolinea lo studio - potrebbero rendere, in
assenza di fattori che ne cambino la direzione, questa forbice
ancora più ampia, avvicinando rapidamente le zone
centro-settentrionali ai Paesi di più antica immigrazione".
Secondo l’Istat, all’1 gennaio 2007, più dell’88% della
popolazione straniera risiede al Centro-Nord, ben un quarto in
Lombardia; seguono Veneto, Lazio ed Emilia Romagna.
Immigrati più giovani di italiani
Tra gli stranieri
prevalgono i minori e le persone in età attiva e riproduttiva.
L’età media è di 30,4 anni, inferiore a quella dei residenti
complessivi (42,3 anni). Quasi un quarto degli stranieri
residenti in Italia è minorenne. Inoltre, un cittadino
straniero su due ha tra i 18 e i 39 anni, contro il 29,2% della
popolazione totale nella stessa classe di età.
Netto aumento di romeni
Per quanto riguarda le nazionalità,
negli ultimi anni c’è stato un calo per marocchini, tunisini e
filippini, con aumento di albanesi e cinesi. A partire dalla
seconda metà degli anni ’90 hanno cominciato a guadagnare
posizioni anche i romeni che all’1 gennaio 2007 sono una delle
comunità più numerose (278.000 permessi), subito dopo quella
albanese (280.000). Incrementi straordinari sono stati poi
registrati per ucraini (in quattro anni da 12.730 a 120.070) e
moldavi (da 6.974 a 55.803): sono soprattutto donne.
Straniero il 10% dei nati
Nel 2006 i bambini nati in Italia
da genitori stranieri sono stati 57.765 (+11% rispetto all’anno
precedente), pari a circa il 10% del totale dei nati in Italia.
Il numero dei nati per mille stranieri residenti in Italia è
praticamente raddoppiato nel corso di poco più di 10 anni: da
11,6 nati per mille stranieri nel 1993 si è passati a 22 nel
2006. In totale sono presenti circa 398 mila cittadini stranieri
residenti nati in Italia; questi rappresentano la seconda
generazione di immigrati, che è pari al 13,5% del totale della
popolazione straniera residente. Dato che il fenomeno migratorio
è relativamente recente, nota il Rapporto, è probabile si
tratti, per la quasi totalità, di cittadini minorenni.
Matrimoni misti al 12%
I matrimoni misti
celebrati nel 2004 sono stati 17.835 e costituiscono il 9% del
totale delle unioni registrate in quest’anno, fino a punte del
12% nelle aree centro-settentrionali del Paese. Nel 76% dei casi
si tratta di uomini italiani che scelgono una moglie straniera.
Irregolari soprattutto da Est Europa
Nella categoria
immigrati irregolari coesistono tipi assai diversi di stranieri:
ci sono quelli che entrano legalmente, ma poi rimangono oltre i
tempi consentiti; poi ci sono tutti coloro che entrano
illegalmente; seguono quelli che entrano per l’azione delle
organizzazioni dedite al traffico di esseri umani; infine,
parzialmente sovrapposta alla precedente, c’è una forma di
immigrazione illegale con scopi direttamente criminali, o per
sfuggire a indagini o arresti al Paese di origine. Sono
particolarmente elevate le presenze irregolari dall’Europa
dell’Est, in particolare Romania e Ucraina.
Il mea culpa di Amato
Chi lamenta poca attenzione al
tema della sicurezza "ha ragione". Lo ha affermato il ministro
dell’Interno uscente Giuliano Amato nel corso della presentazione del
primo rapporto del ministero dell’Interno sull’immigrazione in Italia
e dei risultati della seconda ricerca dell’Osservatorio sociale sulle
immigrazioni realizzata dalla Makno. "Non ho rimpianti -ha detto Amato
rispondendo alle domande dei giornalisti - ho già detto più volte, e
ribadisco che sono insoddisfatto di come il tema sicurezza è stato
affrontato in questi due anni".
Secondo Amato ci si è trovati "stretti da un lato dalla
propensione di una parte della maggioranza a vedere il tema della
sicurezza legato alla criminalità organizzata e alla mafia e a vedere
la criminalità diffusa come un tema da affrontare in chiave sociale".
Dall’altro, ha scherzato il ministro "io sono un amante dei fichi
secchi - ha detto il titolare del Viminale - ma ritengo siano poco adatti alle nozze. Non si
possono fare le nozze con i fichi secchi. Noi abbiamo fatto diversi
patti per la sicurezza ma, se avessimo potuto nutrirli non con fichi
secchi ma di più uomini e mezzi, sarebbe stato meglio. Se qualcuno
dice che c’è stata poca attenzione al tema della sicurezza - ha, quindi,
concluso - ritengo non si stia rivolgendo a me ma ha una sacrosanta
ragione".
Cresce la diffidenza
Aumenta la diffidenza degli italiani
verso gli immigrati. Quelli islamici sono ritenuti problematici;
quasi uno su tre è contrario alla costruzione di moschee sul
suolo nazionale. Il contenimento dell’immigrazione
si configura come uno dei dieci principali problemi del Paese.
Sono i risultati della seconda ricerca dell’Osservatorio sociale
sulle immigrazioni realizzata da Makno & consulting. L’indagine
- presentata al Viminale dal ministro dell’Interno, Giuliano
Amato - ha coinvolto mille cittadini italiani e mille immigrati.
Nel corso dell’ultimo anno, secondo il sondaggio, è stabile
la popolazione che prova sentimenti di apertura/disponibilità
nei confronti degli immigrati (42%), mentre sono raddoppiati i
cittadini che manifestano sentimenti di diffidenza (dal 5,9%
della precedente rilevazione all’11,3% dell’ultima) ed
indifferenza (dal 10,7% al 17,1%). È l’immigrazione dai Paesi
islamici ad apparire più problematica alla maggior parte degli
italiani (55%). I problemi specifici sono costituiti dalla
insofferenza degli islamici nei confronti della religione
cattolica (28%), dal loro atteggiamento critico nei confronti
della cultura e delle tradizioni italiane (25%) e dal pericolo
di attentati terroristici di cellule integraliste (17%).
La maggioranza degli italiani, prosegue la ricerca, ritiene
che gli immigrati siano una risorsa economica per le imprese
italiane (57%), che siano utili per l’assistenza agli anziani
(68,4%), che la maggioranza degli immigrati sia onesta (51%)
mentre sono gli immigrati clandestini (il cui numero è
percepito in aumento) a rappresentare un problema per la
sicurezza dei cittadini (52%). Su queste basi, aumentano i
consensi alla concessione della cittadinanza italiana agli
immigrati dopo cinque anni di regolare presenza e previo esame
sulla effettiva conoscenza della lingua italiana (59%).
Per quanto riguarda gli immigrati intervistati, oltre il 70%
esprime soddisfazione nei confronti del proprio lavoro. Il
restante 30% scarso è insoddisfatto (12%) e non soddisfatto ma
neppure insoddisfatto (17%). I principali motivi di
insoddisfazione sono la scarsa remunerazione e la mancanza di
sicurezza di continuità (entrambi con il 46%), seguiti dal
fatto che si tratta di un lavoro faticoso (37%) e senza un
regolare contratto (34%). Il 77% degli immigrati esprime una
valutazione positiva sulla propria permanenza in Italia.
Crescono, tuttavia, quelli che pensano di tornare al proprio
Paese d’origine appena possono (dal 22,4% al 26%). La
maggioranza (58%) appare potenzialmente interessata a chiedere
la cittadinanza italiana, mentre il 15%-20% appare completamente
disinteressato.
Anche la maggioranza relativa degli immigrati non islamici
(44,5%) ritiene che l’immigrazione dai Paesi islamici ponga più
problemi delle immigrazioni originate da altri Paesi. Inoltre,
quasi il 50% degli immigrati cristiani e di altre religioni è
contraria al fatto che gli islamici possano costruire moschee in
Italia: una percentuale notevolmente più elevata di quella
registrata tra gli italiani (31%).
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.