Immigrati? Tra dieci anni raddoppieranno

Rita Smordoni

Presentate ieri mattina alla sala Marconi della Radio Vaticana le prime anticipazioni del dossier immigrazione 2006 curato da Caritas Italiana, Caritas di Roma e Fondazione Migrantes. Se i dati disaggregati del 2005 sulle grandi città sono stati in gran parte rinviati ad ottobre, la Caritas ne fornisce uno che in compenso crea scalpore. All’attuale ritmo d’aumento, la popolazione di immigrati in Italia raddoppierà entro 10 anni.
Secondo le stime della Caritas, nella provincia di Roma vivono esattamente 340.554 stranieri in regola, nel Lazio 389.920. I dati si riferiscono alla fine del 2004. Ebbene, nel 2014 gli immigrati diventeranno 680mila nella provincia di Roma, quasi 800mila nel Lazio. Clandestini a parte. E si tratta di una stima perfino prudenziale, affermano fonti ufficiose della stessa Caritas. Per Roma gli unici dati ufficiali relativi al 2005 si riferiscono ai minori. E all’anno scolastico che sta per concludersi. Sono 11.890 i bambini iscritti alle elementari, 6.684 quelli alle medie, 6.086 infine i ragazzi iscritti alle superiori. Circa 24mila adolescenti, quindi, che rappresentano in qualche modo il futuro della popolazione immigrata. Nella provincia di Roma, i minori stranieri nel 2004 erano 34.578, nel Lazio 42.479.
Le cifre vere, però, si giocano tutte sul numero di clandestini. E qui la Caritas sorvola, spiega che non è in grado di fare stime. Una risposta elusiva. Negli ultimi anni, invece, si è seguito un criterio di calcolo preciso sia a livello governativo che di associazioni assistenziali. Il criterio stima in un terzo rispetto ai regolari il numero di irregolari. Lo ha ribadito appena un mese fa, ad esempio, il secondo rapporto annuale dell’Osservatorio romano sulle migrazioni, illustrato dalla Camera di Commercio. Dunque, i numeri della Caritas in realtà sono ampiamente sottostimati. Fatti i calcoli, si può ipotizzare che oggi a Roma città vivano circa 450-480mila stranieri. Lo stesso rapporto sopra citato, i cui dati si riferivano al 31 dicembre 2004, stimava che a Roma un bambino su sette ha origini non italiane. Oggi la percentuale potrebbe essere perfino leggermente superiore.
Le anticipazioni sul Dossier 2006 presentate ieri rivelano una realtà ancora poco conosciuta ai più. In Italia nel 2005 si è superata quota tre milioni di immigrati. Con un ritmo d’aumento annuale, che nel 2006 è tendenzialmente di circa 300mila unità, spiega la Caritas, «si può ipotizzare il raddoppio della popolazione immigrata entro 10 anni». L’Italia, con sei milioni di immigrati, diventerebbe così il secondo paese europeo di immigrazione dopo la Germania. Stiamo parlando, ricordiamo, solo di immigrati regolari.
Nel 2005 i visti sono stati 1.076.680. La ripartizione per continenti vede in testa l’Europa (44,5 per cento), poi Asia (21 per cento), America (18,1 per cento) e Africa (15,9 per cento). La graduatoria dei paesi vede un’assoluta preminenza della Romania con il 18,9 per cento del totale (42.322 visti). Seguono: Albania (25.530 visti), Stati Uniti (20.231), Marocco (17.343) e Cina (13.621). Di che lavoro vive questa massa di persone? E soprattutto di che cosa camperanno in futuro i nuovi arrivati? Fonti ufficiose della Caritas rivelano che la Confindustria avrebbe stimato in 250mila i lavoratori stranieri di cui ha bisogno in Italia. Dunque, il lavoro sarebbe assicurato almeno per i capofamiglia. Resta da capire perché si cerca così tanta mano d’opera straniera anziché italiana.

Forse per i minori oneri di tutela sanitaria ed assicurativa? O perché per ogni lavoratore regolare ce ne sono molti di più in nero? La realtà di tutti i giorni, con precisi rapporti delle forze dell’ordine nei cantieri, induce a propendere di più verso questa seconda ipotesi.

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