Parigi - Il presidente Nicolas Sarkozy ha coordinato ieri all'Eliseo, subito prima di partire per il vertice europeo di Bruxelles, una riunione di crisi con i principali ministri. Una riunione a suo avviso urgentissima, fondamentale e determinante per l'avvenire della Francia, del mondo e forse di tutta quanta la nostra galassia. Roba al cui confronto la crisi finanziaria internazionale sembra assai poca cosa. Il fatto è che martedì sera, al grande stadio di Parigi-Saint Denis, una folla di qualche decina di migliaia di persone ha osato fischiare la Marsigliese di fronte a un pubblico televisivo di 6,7 milioni di allibiti spettatori. In programma c'era una partita amichevole di calcio tra le nazionali di Francia e di Tunisia.
Gli spalti erano gremiti da un pubblico francese di origine maghrebina in generale e (ovviamente) tunisina in particolare. Persone che risiedono legalmente in Francia e che spesso provengono da famiglie che hanno fatto molto per gli interessi transalpini: il nonno, uno zio o un altro avo dei fischiatori hanno magari partecipato alle guerre coloniali della Francia o sono stati utilizzati come carne da cannone nel corso del primo o del secondo conflitto mondiale. Quelle famiglie non sono composte da immigrati qualsiasi, ma da persone che si sentono trattate ingiustamente dalla Francia. Di qui un malumore costante, che tre anni fa ha alimentato la «rivolta delle banlieue», esplosa dopo una frase al vetriolo dell'allora ministro dell'Interno Sarkozy.
Da allora il malumore non è passato e si vede. Martedì sera allo «Stade de France» lo si è anche sentito. Mentre una cantante, anch’essa di origine franco-tunisina, intonava la Marsigliese (le cui parole incitano a battersi contro il nemico, usandone il sangue per irrigare i solchi dei campi nazionali), musica e voce sono stati sommersi da uno tsunami di fischi e di «Buuuhhhhh! Buuuhhhh!». Per la cronaca, il risultato sul campo è stato un sonoro 3 a 1 in favore della nazionale di Raymond Domenech, ossia dell'allenatore che aveva contribuito - con una raffica di dichiarazioni provocatorie - ad avvelenare il clima di una partita giocata in Italia e caratterizzata anche in quel caso dai fischi alla Marsigliese.
Il problema è che in Francia - per una ragione o per l'altra - l'inaccettabile esibizione dei fischi all'inno nazionale sta diventando un'abitudine. Il primo caso fu un Francia-Algeria nel 2001 sempre a Parigi-Saint Denis. E pure in quell’occasione i giovani algerini, talvolta eredi di famiglie che all'epoca coloniale hanno pagato un prezzo altissimo per la loro lealtà nei confronti della Francia, si sono vendicati prendendosela con la Marsigliese. Anche in occasione di una partita col Marocco ci sono stati fischi del pubblico all'inno nazionale francese.
La soluzione scelta ha un sapore draconiano e il vertice di ieri all'Eliseo ha varato un provvedimento drastico: d'ora in poi qualsiasi evento sportivo che dia luogo a proteste contro l’inno nazionale verrà immediatamente interrotto. Nel futuro, insomma, basterà qualche fischio e tutti andranno a casa. Negli ambienti giornalistici parigini questa linea provoca molte perplessità. «Per noi l'annullamento di una partita di calcio, in occasione dei fischi alla Marsigliese, è un atto necessario, che naturalmente può dar luogo a forme di indennizzo finanziario a vantaggio degli spettatori paganti», ha dichiarato il ministro dell'Immigrazione Brice Hortefeux in un'intervista alla radio pubblica France Info.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.