Roma - I tunisini arrivati a Lampedusa devono rimanere tutti in Italia. Non c’è uno spiraglio di collaborazione, per ora, né dalla Francia né dall’Europa. I nordafricani in fuga dal loro continente non li vuole nessuno. Parigi e Bruxelles ricordano l’elenco delle regole, la collaborazione non può esistere. L’immigrazione è una faccenda italiana. Il concetto è stato ribadito tante volte, ma mai come ieri in modo quasi «ostile», come ha definito il ministro dell’Interno Maroni la risposta della Francia a Roma. Se Parigi ha intenzione di respingere i tunisini, «allora esca da Schengen, o sospenda il trattato», ha avvertito Maroni. L’Italia è Europa, l’ultimo dito di terra nel mare, ma l’emergenza non è affare di tutti.
Saranno motivi di campagna elettorale in un momento di calo di consensi, ragioni di contrasto necessario alla destra galoppante di Marine Le Pen, fatto sta che il governo Sarkozy ha reagito in modo intransigente sulla questione degli oltre 20mila immigrati tunisini: il permesso di soggiorno temporaneo che Roma concederà per decreto ai nordafricani già arrivati in queste settimane non avrà nessun valore per Parigi. Il ministero dell’Interno francese ha inviato a tutti i prefetti una circolare in cui si ricordano le cinque regole sugli immigrati provenienti da un altro Paese membro dell’Unione Europea: i soggiorni eventuali «non devono superare i tre mesi», l’immigrato deve essere «in possesso di un documento di soggiorno valido emesso da uno Stato membro dello spazio Schengen, e del proprio passaporto». O anche di «un’autorizzazione provvisoria di soggiorno valida», sempre emessa da un paese Schengen, accompagnata da «un documento di viaggio emesso dallo stesso Stato membro». Tutta questa documentazione è accettata «soltanto se notificate all’Unione Europea». Gli interessanti devono poi dimostrare di avere «risorse sufficienti» e di «non rappresentare con la loro presenza in Francia una minaccia per l’ordine pubblico». La Francia «non vuole subire un’ondata di immigrazione tunisina dall’Italia - ha chiarito il ministro dell’Interno francese Gueant, che oggi incontrerà Maroni - Per circolare nell’area Schengen non basta avere un permesso di soggiorno».
Sul fronte interno ieri è arrivata invece definitivamente la pace. Silvio Berlusconi è salito al Quirinale per illustrare il patto per le autonomie siglato con gli enti locali per la distribuzione degli immigrati al capo dello Stato con i ministri Maroni e Fitto e con i rappresentanti di Regioni, Comuni e Provincie, Errani, Chiamparino e Melilli. È un’intesa di solidarietà tra Nord e Sud che ha destato la grande ammirazione del presidente della Repubblica: un «segnale di coesione di tutte le componenti istituzionali» che è auspicabile «si confermi e si consolidi attraverso comportamenti coerenti e solidali sia sul piano nazionale sia, dovunque, al livello regionale e al livello locale», recita una nota del Colle, che sottolinea come per far fronte all’emergenza immigrazione è di «essenziale importanza» «la definizione di orientamenti comuni in sede europea».
La guerra politica l’Italia la deve combattere adesso con i Paesi vicini e con l’Europa. La Ue, infatti, ieri sembra aver sposato la linea francese: «Dare un permesso non implica che queste persone abbiano un permesso automatico di viaggiare», ha chiarito il portavoce della Commissione Ue Marcin Grabiec. Un appuntamento decisivo sarà il vertice dei ministri dell’Interno europei lunedì prossimo a Lussemburgo, sede in cui l’Italia chiederà all’Europa una protezione temporanea per i rifugiati e la commissaria agli affari Interni Cecilia Malmstrom, la più sensibile alle richieste italiane, proporrà una ripartizione dei rifugiati tra tutti gli Stati membri.
«L’Europa deve prendersi le sue responsabilità» per «dimostrare cosa significhi solidarietà e condivisione», ha ammonito monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti. L’Europa «si costruisce con gesti concreti - ha commentato invece il presidente del Senato Renato Schifani - come quelli che ci attendiamo dai francesi». È ottimista il ministro degli Esteri Frattini: «Maroni vedrà il ministro francese Gueant e sono certo che ci sarà un chiarimento».
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