L’immigrazione di massa ha portato a "disagio e disgregazione" in alcune comunità britanniche, perché molti immigrati non hanno voluto integrarsi o imparare la lingua inglese. È questo il concetto principale che verrà espresso oggi dal premier conservatore britannico David Cameron in quello che si rivelerà come "il più schietto" fra i suoi discorsi da quando si è insediato a Downing Street, a tre settimane dalle elezioni locali. Il premier si impegna - anticipano oggi i quotidiani britannici - a tagliare con la scure il numero dei permessi agli immigrati, da centinaia di migliaia a decine di migliaia, poiché "per troppo tempo c’è stata troppa immigrazione".
Cameron ha anche detto di voler mettere la parola fine ai matrimoni di facciata e ha spiegato come la "sensibilità culturale" non può costituire una minaccia per impedire al governo di agire. Il leader dei conservatori intende smontare la teoria degli avversari laburisti, secondo i quali parlare di immigrazione equivale ad essere razzisti, un modo "scorretto e falso" di affrontare il problema.
Ma Cameron intende andare oltre e contestare il "welfare state" nel suo complesso, colpevole a suo dire di aver dato vita a una generazione di britannici nullafacenti, che in questo modo hanno spalancato le porte del mercato del lavoro ai migranti. Secondo i dati cui fa riferimento il premier, dei 2,5 milioni di posti di lavoro creati dal 1997, circa tre quarti sono stati occupati da persone non nate in Gran Bretagna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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