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Immigrazione, senza lavoro più di 235mila stranieri

Dall'inizio della crisi gli stranieri privi di occupazione sono aumentati di 95mila unità. Di questi ben 68.000 sono concentrati al nord. Eppure il governo ha appena dato il via libera al decreto flussi che apre a 100mila nuovi lavoratori stranieri. SONDAGGIO: Serve ancora il decreto flussi? VOTA

Immigrazione, senza lavoro 
più di 235mila stranieri

Roma - L'Italia ha davvero bisogno di 100mila nuovi lavoratori stranieri? Il governo ha dato il via libera al decreto flussi e alla fine di gennaio le richieste potranno partire ma la domanda sulla reale necessità di riaprire i flussi non soltanto è lecita ma necessaria. Soprattutto alla luce dei dati sulla disoccupazione degli stranieri già presenti in Italia, accompagnati pure dalle polemiche sollevate dalle inaspettate dichiarazioni di un rappresentante della Caritas per la prima volta critico rispetto all'arrivo di nuovi immigrati.

Vediamo prima di tutto i dati, frutto di una recentissima analisi messa a punto dalla Fondazione Leone Moressa che ha studiato le dinamiche occupazionali degli stranieri in Italia nell'ultimo biennio.
In Italia ,afferma la ricerca, un nuovo disoccupato su quattro è straniero e dall'inizio della crisi il numero degli stranieri privi di lavoro è aumentato di oltre 95mila unità. Un numero che paradossalmente equivale proprio a quello dei nuovi ingressi di lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi. Attualmente il tasso di disoccupazione degli stranieri si attesta al 9,8 per cento contro una media degli italiani del 7,3. É al nord che si concentrano le percentuali più alte di disoccupati stranieri: 10,4 contro il 9 del centro e il 9,1 del sud.

I disoccupati stranieri sono oltre 235mila e rappresentano il 12,6 di tutti i senza lavoro in Italia. Nel corso dell'ultimo biennio a causa della crisi il numero dei disoccupati stranieri è salito di oltre 95mila unità, di cui 68mila solo al nord. I nuovi disoccupati stranieri incidono a livello nazionale per il 28,4 percento Nelle regioni del nord la percentuale aumenta al 30,4, al centro e nel mezzogiorno si tratta rispettivamente del 23,5 e del 26,3.

«L'emorragia occupazionale che ha colpito soprattutto gli stranieri rischia di farli cadere in una situazione di irregolarità, dal momento che il lavoro è la condizione necessaria per il loro regolare soggiorno in Italia» aggiungono i ricercatori della Fondazione.

Una considerazione analoga a quella fatta dal direttore della Caritas di Venezia, don Dino Pistolato, che nei giorni scorsi aveva detto no al nuovo decreto flussi. «In una situazione economica pesante per tutti il via libera all'ingresso di centomila stranieri rischia di appesantire una situazione già difficile, se non addirittura di aprire un conflitto etnico e umano insieme -aveva sostenuto don Pistolato- Fino a due anni fa gli italiani che chiedevano aiuto ai nostri sportelli erano il 30, 35 per cento al massimo. Oggi sono saliti al 50,55». La proposta di Pistolato era quella di sanare la posizione degli immigrati presenti sul territorio prima di farne venire di nuovi.

A queste critiche aveva risposto indirettamente Giuliano Cazzola, deputato del Pdl e vicepresidente della commissione Lavoro della Camera. «Difendo il decreto flussi del Governo, come del resto sostengono quelle organizzazioni datoriali che dispongono di un quadro nazionale delle esigenze del mercato del lavoro.

-aveva detto Cazzola- Se si bloccano i flussi avremo contemporaneamente italiani disoccupati e posti di lavoro scoperti».

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