Imperia Vigile del Fuoco si impicca 8 mesi dopo il suicidio del figlio

Il figlio si era ucciso otto mesi fa, con un colpo di pistola alla testa, dopo un rimprovero per essere risultato positivo, anche se di poco, al test con l’etilometro. Ivan Gismondi, 54 anni, caposquadra dei vigili del fuoco di Imperia, da allora caduto in depressione, non si è più ripreso. Nella notte tra domenica e lunedì, nella sua stanza in caserma, si è impiccato. Un terribile rimorso, forse, aveva tormentato Gismondi per tutti questi mesi. Quella notte del 28 giugno, quando Nadir, 22 anni, lo chiamò per farsi venire a prendere al posto di blocco dei carabinieri (a poche centinaia di metri da casa sua) dopo essere stato trovato con un tasso alcolemico nel sangue di 0,7 (il limite è 0,5), lui lo rimproverò. «Non ti porto in auto con me - gli aveva detto -. Torna a casa a piedi, così rifletti».

La pattuglia di carabinieri aveva rassicurato il padre che, visto il lieve superamento del limite, non ci sarebbero state conseguenze tali da ostacolare la domanda fatta da Nadir per entrare nel Corpo dei Vigili del Fuoco. A casa il ragazzo aveva però impugnato una pistola e dopo essersela puntatata alla testa aveva premuto il grilletto.

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