I segnali di ripresa economica in Italia vengono confermati anche dallandamento del mercato del lavoro. Secondo il Rapporto 2010 dellUnioncamere, lemorragia di posti di lavoro sta frenando: sono 830mila le assunzioni previste per questanno dalle imprese, 50mila in più rispetto al 2009. Il saldo tra entrate e uscite rimane però ancora negativo: -1,5% il calo atteso per loccupazione nei 12 mesi, migliore del 2009 (-2%). Il tasso di entrata si attesterebbe poco sopra il 7% (era il 6,8% nel 2009), mentre il tasso di uscita si colloca all8,6% (era l8,7% nel 2009), arrivando così a un saldo di -1,5%.
Queste cifre, osserva il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, confermano che il punto di maggiore flessione è probabilmente superato e che il sistema imprenditoriale sta seguendo una «traiettoria più moderata» rispetto a quelle dei Paesi vicini: «Dopo la Germania - osserva - siamo il Paese che ha visto il minore incremento della disoccupazione» durante la crisi.
È inoltre da notare che quasi la metà (il 42%) delle nuove assunzioni riguarderà figure ad alta specializzazione professionale. «Bisogna investire sulle competenze, specie dei giovani», spiega il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Unioncamere - aggiunge - ci dà una percezione delle imprese che è fortunatamente positiva, ci dice di una vitalità del sistema produttivo. Dobbiamo accompagnare questa percezione con investimenti nelle risorse umane». Per il 30% delle piccole e medie aziende industriali, il secondo trimestre dellanno in corso vedrà un incremento del fatturato rispetto al primo.
Landamento peggiore degli occupati riguarda le imprese industriali (-2,5%) rispetto a quelle del terziario (-0,7%). Allinterno del settore manifatturiero, il picco negativo è quello delledilizia con una flessione del 3,7% rispetto allanno scorso. Ancora in difficoltà anche le imprese del «made in Italy», che vedono riduzioni degli occupati tra il 2,7 e il 3%. Difficoltà anche per la filiera del turismo e il commercio. Miglioramenti allorizzonte invece nel terziario, dove i settori sanità e servizi sanitari privati, dellinformatica e telecomunicazioni potrebbero far registrare incrementi delloccupazione tra lo 0,1% e lo 0,8%.
Proprio il caso del «made in Italy», spiega Dardanello, dice che «la qualità, da sola, non basta più. I nostri campioni si rendono conto che la qualità può garantire competitività, ma a condizione di investire in capacità innovativa ed efficienza».
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