Le impressioni africane di Casagrande

L’Africa, per l’esattezza le terre del Mali e il Niger, raccontata dai visi delle sue donne, che indossano alti turbanti dalle stoffe multicolori e che trasportano bambini e merci sugli asini, oppure dalle immagini degli uomini, che vestono lunghe tuniche dalle tinte accese, e che sembrano parlare mentre pascolano il loro gregge di capre, o ancora da panoramiche del deserto e cammelli seduti accanto a un’oasi. Sono le fotografie di Sara Casagrande, esposte fino al 3 ottobre alla Libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele, mostra organizzata da «Alì 2000», associazione Onlus che opera in Mali e Niger con lo scopo di «aiutare due paesi dell'Africa a non avere più bisogno d'aiuto».
Veneziana d'origine, la Casagrande ha sposato la sua passione per i viaggi e la fotografia con una professione: ha studiato i bisogni dell'Africa e della sua gente, girando di villaggio in villaggio per testimoniarne le necessità e le diverse situazioni. Morta da pochi mesi, ha lasciato un importante ricordo di sé e della sua sensibilità grazie alle numerose fotografie che oggi «Alì 2000» mette in mostra. Il ricordo di Sara Casagrande non sarà sostenuto solo dalle fotografie, ma anche da un nuovo progetto di «Alì 2000»: Makù è un villaggio di 2500 persone situato in Mali e abitato dall'etnia Dogon, popolo dedito all'agricoltura e allevamento. Da un paio d’anni, a causa della siccità che ha inaridito il pozzo d’acqua, Makù è stato abbandonato, e gli abitanti hanno creato un nuovo insediamento nella pianura sottostante.

Ma l’incalzante desertificazione del Sahel sta prosciugando anche il pozzo del nuovo villaggio. Il progetto mira alla costruzione di un nuovo fontanile per la popolazione e un sistema di bacini per gli animali. In futuro, poi, l'obbiettivo è di creare una scuola e un dispensario medico di base.

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