Improbabile la ratifica del Trattato di Lisbona

Caro Granzotto, sono perplesso in merito alle dichiarazioni del ministro degli Esteri Frattini, il quale ha voluto rassicurare il Paese, affermando che entro l’estate il Parlamento ratificherà il Trattato di Lisbona. Non riesco proprio a capire che bisogno ci sia di tutta questa fretta quando Paesi come l’Inghilterra, la Francia e la Germania si prendono una pausa di riflessione dopo la bocciatura dell’Irlanda. Ma a parte questo dettaglio, lei crede che il Trattato di Lisbona verrà rinegoziato allo scopo di ricucire lo strappo dell’Irlanda e forse, in un prossimo futuro, quello della Repubblica Ceca?
Salvatore Modesti e-mail

Noi siamo tra i soci fondatori dell’Unione europea, caro Modesti, e teniamo molto a questo ruolo (il trattato istitutivo della Comunità economica europea, firmato nel marzo del 1957 da Benelux, Francia, Italia e Germania ancora divisa a metà si chiama Trattato di Roma, ben nota Caput mundi). Ragion per cui sentiamo il dovere di essere, sempre e comunque, i primi della classe, i più europeisti degli europeisti. Non così la Francia, ad esempio, nonostante sia anch’essa nel ristretto club degli euro progenitori. Ma ognuno è fatto a modo suo e il mondo è bello perché vario. Nessuna meraviglia, quindi, che Franco Frattini giuri che il Trattato di Lisbona sarà ratificato a tamburo battente, così uniformandosi allo zelo e alla dedizione che ci ha sempre contraddistinto e che s’è maturata o, meglio, stagionata in mezzo secolo di europeismo senza se e senza ma. Oltre tutto non rischia di innervosire più di tanto una opinione pubblica sempre meno europeista e sempre più ostile ad accordi capestro la quale, a conoscenza che il Trattato è morto in culla, sa bene che la ratifica in articulo mortis lascia il tempo che trova.
Non saprei dirle, caro Modesti, se la mini Costituzione (mini in rapporto alla precedente che aveva 448 articoli, mentre la nuova versione ne conta pur sempre 70. Vorrei ricordare che la Costituzione americana può essere trascritta sul retro di una multa per divieto di sosta: sette articoli in tutto) sarà rinegoziata, ma mi pare improbabile. Ormai dal fondo del barile è stato raschiato tutto il raschiabile e a meno di non scardinare l’intero impianto aggiustamenti, concessioni e papocchi vari non sono più possibili. Fallisce così, e per la seconda volta, il tentativo di dar forma a una entità, un Moloch chiamato Europa (che nei desideri comprenderebbe anche la Turchia. Perché no, allora, Trinidad e Tobago?) e forza politica alla sua sovrana volontà. Che poi, a conti fatti, sarebbe quella di un pugno di euro despoti. Non siamo ancora a quel punto e per fortuna secondo me non ci giungeremo mai, ma per dire come al momento vanno le cose, il Commissario al commercio, l’inglese Peter Benjamin Mandelson, può prendersi la libertà di ridurre del 10 per cento le esportazioni e del 20 per cento la produzione agricola comunitaria. E questo solo perché lui, un semplice funzionario con le sue idee sulla globalizzazione e su come farvi fronte, ha deciso così.

Lo bloccherà Sarkozy, c’è da scommetterci, ma se i gagliardi irlandesi non avessero respinto, dandogli il colpo di grazia, il Trattato di Lisbona, Peter Benjamin Mandelson non lo fermava nessuno e chissà quanti sudditi europei se la sarebbero presa in saccoccia.

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