Inalpi, una storia meravigliosa Formaggio fuso dal latte fresco

Una storia casearia lunga due secoli. Qualità, ricerca, forti investimenti in innovazione che l’anno scorso hanno toccato i 20 milioni di euro. Impianti tra i più efficienti d’Europa. E soprattutto grande attenzione al territorio, alle tradizioni e alla diversificazione strategica tra il largo consumo e le forniture all’industria alimentare e dolciaria. Sono due le macroaree di produzione nelle quali la Inalpi di Moretta, in provincia di Cuneo, è presente. I prodotti per l’industria, dalla panna, al burro, al latte in polvere. E quelli per la vendita al dettaglio, le fettine di formaggio fuso e i formaggini a base latte, il filante per la pizza, il burro in panetti, il formaggio grattugiato fresco ed essiccato in busta. Per la prima area produttiva, il mercato chiave è quello dell’industria dolciaria, con clienti di primissimo piano tra i quali la multinazionale Ferrero, l’azienda veronese Melegatti e la Parmalat, solo per citare le maggiori. Per il mercato al dettaglio, invece, la produzione si suddivide tra due linee. Il marchio Inalpi e le private label dei singoli gruppi della grande distribuzione come Coop, Iges, Sisa, Despar, Sigma, Auchan e Sma.
«Inalpi è nata nel 1966 - racconta Ambrogio Invernizzi, amministratore delegato - fondata da mio padre, mia madre, mia zia e mio zio. In realtà, siamo nel settore caseario dal 1800 perché mio nonno e il mio bisnonno avevano un caseificio in Lombardia, nella zona di Lecco. Mio padre ha lavorato prima in giro per il mondo, poi è diventato direttore del laboratorio dello stabilimento di Moretta, ha conosciuto mia madre, si è sposato e si è messo in proprio. Abbiamo iniziato con la produzione di burro, poi ci siamo sviluppati con la produzione e il confezionamento di formaggio grattugiato, di formaggio fuso e, tre anni fa, abbiamo iniziato a fare il formaggio fuso con il latte fresco».
Ubicata in un’area geografica a forte connotazione agricola, ai piedi delle Alpi Cozie, l’azienda cuneese, può contare su realtà agricole selezionate, situate in zone prive di insediamenti industriali a monte, che forniscono il latte utilizzato per le produzioni, grazie agli accordi con le principali cooperative agricole locali, Compral Latte, area Coldiretti e Piemonte Latte.
Il formaggio fuso direttamente dal latte fresco? Una rivoluzione tecnologica unica, che aggiunge nuove conoscenze all’antica tecnica di miglior conservazione del formaggio, negli alpeggi, proprio attraverso la fusione? «È proprio in questo momento di crisi che abbiamo scelto di innovare strategicamente - continua Invernizzi - e siamo riusciti a creare linee che, direttamente dal latte fresco, ottengono il tradizionale formaggio fuso. L’innovazione è una nostra filosofia. Nel latte in polvere, a esempio, abbiamo investito 20 milioni in collaborazione con la Ferrero, per un impianto che fornirà per 15 anni alla multinazionale il 20% della produzione piemontese di latte, 700mila litri al giorno, 7 giorni su 7. Anche grazie all’impianto di polverizzazione, l’azienda chiuderà l’anno con un volume di affari di circa 60 milioni, più che raddoppiato rispetto al 2009, vicino a 27 milioni». Forte e sostenuta anche la presenza all’estero, in Europa e nei Paesi dell’area mediterranea. Dal successo delle fettine di formaggio fuso prodotte con il latte, nell’agosto 2009, è nata un’altra sfida, grazie all’offerta della svizzera Bosch Sapal, leader mondiale nella fabbricazione di impianti per i formaggi fusi.

Una nuova linea recentemente acquistata sfornerà fusi spalmabili in triangoli, i famosi «formaggini», permettendo a Inalpi di espandersi anche in questo importante mercato.

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