Politica

Incendio in raffineria, paura in Liguria

Le gente che vive nella zona si è subito riversata in strada

Ferruccio Repetti

da Genova

Un bagliore improvviso, subito seguito da una vampata ancora più alta della precedente: sono le 21 e 40 di ieri, e gli abitanti di Busalla, comune dell’immediato entroterra genovese, seimila persone che da decenni convivono con l’odore acre della raffineria, si trovano di fronte improvvisamente a quello che avevano sempre temuto, l’incendio.
«Va a fuoco la Iplom, scappiamo!» è l’urlo che attraversa con la velocità della paura le strade di questo piccolo borgo, un tempo villeggiatura dei «signori» che salivano dal capoluogo, come testimoniano ancora le ville sparse qua e là in mezzo alla vegetazione.
La fuga dalle abitazioni - molte sono quelle a due passi dai serbatoi che sembrano accerchiati dalle fiamme - è immediata. Famiglie al completo si riversano in strada, i bambini svegliati nel sonno, piangono, ma la paura è controllata, non c’è panico, anche perché l’intervento dei vigili del fuoco è immediato e fa percepire in pochi minuti che la situazione non gira al peggio.
Intervengono i soccorsi. La Polizia stradale blocca l’autostrada. Arrivano squadre speciali e mezzi dei vigili del fuoco da Novi Ligure, anche da Genova. E intanto giungono anche notizie rassicuranti per quanto riguarda eventuali persone coinvolte nell’incendio: nessun ferito, né all’interno della fabbrica, né all’esterno.
«Prima o poi doveva succedere» sbotta un residente che abita di fronte alla Iplom. E spiega la «teoria di petizioni, allarmi, richieste che sono state fatte in questi anni per non subire più questi rischi».
In realtà, la Iplom è da tempo nell’occhio del ciclone degli ambientalisti, nonostante le ripetute dichiarazioni rassicuranti fornite dalla direzione dell’azienda. Un’azienda, peraltro, che rappresenta una realtà industriale di assoluto rilievo nel territorio sempre più povero di insediamenti produttivi: la Iplom, che fa riferimento alla famiglia Profumo, in particolare raffina e commercializza gasoli, oli combustibili e bitumi, e occupa decine di lavoratori. Tanta manna per un comprensorio che ha ormai poche risorse economiche.
Proprio uno dei giganteschi serbatoi che tanto allarmavano gli abitanti di Busalla è andato a fuoco per motivi ancora da accertare, rinnovando l’allarme e le proteste della gente. I focolai continuano a bruciare, ma mano a mano che passano i minuti l’allarme si attenua.
Arrivano anche le autoambulanze della Croce verde locale, ma non devono intervenire con le barelle. Per precauzione, viene bloccata l’autostrada nel tratto verso Milano all’altezza di Bolzaneto, e verso Genova all’altezza di Ronco. Il paese vicino di Sarissola viene in parte evacuato, ma il provvedimento rientra dopo poco. «Questa volta l’abbiamo scampata, ma non si potrà mai più stare tranquilli» ripete un anziano che ha appena fatto a tempo a indossare una vestaglia prima di scendere in strada.
Le fiamme calano di intensità, i vigili del fuoco, per precauzione, chiedono comunque l’intervento di mezzi speciali dal vicino aeroporto di Genova, particolarmente attrezzati per lo spegnimento di incendi provocati da idrocarburi. «Eppure - riprende l’anziano, rincuorato dal figlio - dicevano che la Iplom era l’unica raffineria in Italia che immetteva al consumo solo carburanti e combustibili non infiammabili a temperatura ambiente. Ce l’hanno sempre raccontata così. Ma dopo quello che è successo questa sera, come faremo a dormire?».
A un’ora dall’inizio dell’incendio, le squadre di intervento possono allentare lo sforzo: il grande serbatoio da cui si sono sprigionate le fiamme ora manda soltanto fumo. E un odore acre. «Lo conosciamo bene. È lo stesso odore che sentiamo da sempre».

Sono le ultime parole della gente prima di rientrare, a nervi tesi e con tanta rabbia, nelle proprie case.

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