Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
Tanti, tantissimi, i nomi nella lista segreta delle «attività» dell’imprenditore Diego Anemone arrestato nell’inchiesta sugli appalti del G8 insieme al provveditore alle opere pubbliche, Angelo Balducci. E proprio quest’ultimo sarebbe in possesso di una copia analoga del documento con i nomi in chiaro o in codice dei politici, dei ministri, degli amici degli amici. E le vie e gli indirizzi di non meglio precisati interventi. Che per gli inquirenti potrebbero celare ristrutturazioni di favore, affari da tenere nascosti, cortesie e «omaggi» da distribuire ai potenti. Di certo, i nomi su quella lista bastano a evocare una rete di relazioni a 360 gradi: dai servizi segreti al Vaticano, dai funzionari pubblici ai giornalisti.
Un lunghissimo file che copre il periodo 2003/2008, anno nel quale il memorandum è stato sequestrato ad Anemone dalla Guardia di finanzia durante una visita fiscale. Dopo un lungo periodo passato nel dimenticatoio, la «bomba» dell’inchiesta fiorentina-perugina sugli appalti per i grandi eventi l’ha fatto tornare fuori. E ora su quella lista sono al lavoro gli investigatori. Che stanno sviscerando il sistema degli appalti diventato di competenza esclusiva della ben nota cricca, incrociando le «operazioni» già accertate con quelle note, scarne ma considerate «altamente significative». Con la doverosa premessa che ancora non è chiaro a quali operazioni nello specifico quelle note siano riferite, ecco i nomi che l’imprenditore considerato il «dominus» del sistema gelatinoso aveva ritenuto necessario mettere nero su bianco.
Tra i primi interventi datati «2003», c’è il nome dell’ormai ex ministro Claudio Scajola. «(2003-101) Scajola via Barberini 38/via del Fagutale». Il politico di Imperia emerge poi altre volte, nel 2004 sia con l’annotazione «via del Fagutale Colle Oppio» che con «via Barberini 38 Impianto Elevatori» (niente nome, stesso indirizzo), e ancora nel 2005 quando Anemone segna in lista «Ministero attività produttive via Molise ufficio Scajo». Al vaglio degli inquirenti anche una Fabiana che gli investigatori vogliono capire se corrisponda all’identità dell’ex segretaria di Scajola, Santini, ora assessore in Regione Lazio: «Appartamento Fabiana» e «Fabiana F.I.» (2003), «Fabiana via Menotti 24» (2007). Al Giornale, la Santini ha negato qualsiasi coinvolgimento negli affari di Anemone.
C’è poi più di un riferimento all’ex presidente del Senato e vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Nel 2003 l’elenco recita «Mancino Chiara Corso Rinascimento», riferendosi alla figlia del politico. Nel 2005 riporta «Mancino via Arno corso Rinascimento via Adda». Quanto alla casa di corso Rinascimento, già all’onore delle cronache per un’inchiesta sulle case «svendute» ai politici, l’intervento di Anemone potrebbe essere stato commissionato dai servizi segreti per «blindare» la casa dell’inquilino eccellente. Che poi l’ha comunque venduta. Anche Bertolaso è molto citato. Nel 2003 Anemone annota «via Giulia Bertolaso» come quinta operazione dell’anno, poi «Bertolaso» come 19ª e nel 2004 la quinta operazione è «Via Bellotti Bon 2 via Giulia Bertolaso». Frequenti i riferimenti alla Protezione civile: «Ufficio via Ulpiano», «Implementazione via Vitorchiano».
Torna pure il nome di un religioso più volte accostato negli ultimi giorni alla cricca, quello di monsignor Francesco Camaldo, cerimoniere pontificio. Anemone nel 2005 annota «Mons. Camaldo Università cattolica S. Giovanni». Ma l’imprenditore accenna anche a «missionari via Narni» (2003, l’indirizzo dell’ufficio di don Bancomat), a un certo «don Carlo Ambrosio» e ai «missionari del preziosissimo sangue». Ai lavori commissionati da don Evaldo appartiene la nota «via Narni Mensa-Cucina». Spuntano poi numerosi riferimenti a lavori per conto di carabinieri e polizia. La parte del leone la fa però la finanza: «Gf palazzina smalto piazza Armellini», «Gf Ostia», «Gf via dell’Olmata», «Guardia di finanza via dell’Olmata primo piano», «Gf via XIV maggio», «Sassari GF Tecnocos, vedi ANM 2006», «Via Ofanto, Poletti», «GF Carrelli via dell’Olmata», «Gf XXI aprile stanza 122».
Anemone lavorava ovunque, con tutti e a qualsiasi livello. E con ogni governo. Nella lista c’è di che scegliere: «Viminale», «P.Istruzione viale Trastevere», «Ministero del Tesoro», «Ministero Economia e Finanze, arredamenti», «Ministero Porta Pia nuovo ufficio AB», «Viminale De Santis», «Palazzo della Minerva» (biblioteca del Senato, ndr), «Ministero del Tesoro, via XX settembre lavori di luc», «Ministero delle politiche agricole, via XX settembre via Sallustiana». E su palazzo Chigi Anemone «segna» l’impianto di aria condizionata della sala stampa, ricorda la «manutenzione» e aggiunge «letto», «cucina», «mobiletti» e «parte falegnameria».
Diego il re degli appalti lavora probabilmente anche per la residenza romana del premier Silvio Berlusconi: la lista riporta infatti «Palazzo Grazioli», e in seguito «parlamentino». C’è pure «Forza Italia sede». Quanto al capitolo servizi segreti, l’elenco comprende la sede del Sisde di piazza Zama «complesso demaniale servizi», ma anche la «palazzina Vargas» di piazza della Libertà, ex Sisde, poi Antimafia. C’è un riferimento, poi, alla scuola di San Giuliano in Molise, quella nel cui crollo il 31 ottobre 2002 morirono 27 bimbi e la loro insegnante. Il soggetto attuatore per la ricostruzione era Claudio Rinaldi.
Tra i nomi su cui si lavora per evitare omonimie ci sono quelli che Anemone segna alla voce «Via della Mendola Min Mazzella/Silvestri». Il «min» per gli inquirenti potrebbe essere l’ex titolare della Funzione pubblica e giudice costituzionale Luigi Mazzella, il secondo, ipotizzano gli analisti, il giudice costituzionale Gaetano Silvestri.
Ma nella lista, considerata una «miniera in cui muoversi con prudenza», c’è anche un «Blandini»: potrebbe trattarsi di quel Gaetano Blandini direttore generale per il cinema del ministero per i Beni culturali, ripetutamente citato nelle intercettazioni collegate alle produzioni cinematografiche. A proposito delle quali compare, nella lista, anche «Andrea Occhipinti», produttore intercettato mentre parla col figlio di Balducci. Per restare in tema, Anemone nel suo elenco scrive accanto a un indirizzo «Sig. Leone G.Carlo». E Giancarlo Leone è il vicedirettore generale della Rai. Citato anche il regista Pupi Avati, con l’annotazione «Todi»: Anemone avrebbe installato un montacarichi.
Dalla lista fanno capolino anche gli «arch. Malfatto» e «Arch. Imbrighi». Per gli inquirenti il secondo sarebbe l’autore del padiglione italiano all’expo di Shanghai, il primo potrebbe essere Roberto Malfatto, «l’architetto del Pd», vicino a Veltroni (curò la scenografia della «discesa in campo» di Walter al Lingotto, al Vaticano e alla Protezione civile. Ha firmato i masterplan del G8 sia per la Maddalena che per l’Aquila. E se non si è certi che «Innocenzi» sia quello dell’Agcom, intercettato a Trani, il riferimento «Cesara Buonamici via della Vite» rimanda alla nota giornalista. Ci sono Balducci e Pittorru, e c’è anche Alberto Donati, il genero di Ettore Incalza, che avrebbe comprato casa con gli assegni di Zampolini.
Pagina dopo pagina spuntano riferimenti alle carceri (Sassari) e altri nomi da verificare: Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato. E «Collina Fleming sig. Lillo Mauceri di Palazzo Chigi». Forse l’ex direttore generale della presidenza del Consiglio, quando a palazzo Chigi c’era Romano Prodi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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